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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 24 gennaio 2024

Il governo pensa di cambiare l’emendamento Costa. Bongiorno sarà relatrice. Uscito pressoché indenne dalla commissione Giustizia del Senato, il ddl Nordio è ormai pronto alla sfida dell’aula. Ieri, come ultimo passaggio, è stata votata a maggioranza come relatrice la presidente Giulia Bongiorno della Lega. Gli esiti del futuro scontro parlamentare sono scontati, ma se in commissione sono stati fatti passare pochissimi emendamenti, adesso la partita si presenta diversa e già si ammucchiano voci su alcune possibili modifiche.

Dal governo, per esempio, il ministro Nordio in persone e il suo vice Francesco Paolo Sisto potrebbero andare a toccare il famigerato emendamento Costa sulla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, cioè quello che molti già chiamano “bavaglio”. In buona sostanza, se con la proposta di Costa è vietata la pubblicazione “integrale o per estratto”, la nuova formulazione prevedrebbe il divieto “integrale o parziale”. Una stretta in piena regola, anche se la norma presenta di per sé un buco bello grande: se non si potrà pubblicare nulla delle ordinanze del Gip, lo stesso non si potrà dire degli atti delle procure, che per ora nessuno pensa di bloccare.

Per il resto è facile prevedere nuovi scontri sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, sulla limitazione del reato di traffico d’influenze e sulla nuova stretta alle intercettazioni. “La normativa rende sostanzialmente impossibile per il difensore un accesso diretto allo sterminato materiale che di solito si accumula in ogni indagine, nel quale potenzialmente si nascondono elementi fondamentali per la difesa e di conseguenza per il giudice chiamato a decidere”, dice allarmato il presidente delle Camere penali Francesco Petrelli, evidenziando come il garantismo del governo in realtà non esista. Di “non riforma” parla invece la senatrice del Pd Anna Rossomando, mentre il M5s grida alla “controriforma” che “danneggia cittadini e legalità”.