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di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 12 giugno 2023

Il caso del Presidente della regione Sardegna Christian Solinas e del capo gabinetto della Giunta Grazia Vivarelli. Il reato di abuso d’ufficio è il classico terno al lotto. La stessa condotta, per alcune Procure è penalmente rilevante, per altre invece rientra in quella che è la normale “discrezionalità amministrativa” del dirigente o del politico di turno.

Un caso che sta facendo discutere riguarda la Giunta regionale della Sardegna, finita sul banco degli imputati ad iniziare dal presidente Christian Solinas, prima udienza il prossimo 8 settembre davanti al tribunale di Cagliari. Con il rito abbreviato è stata condannata nelle scorse settimane, per abuso d’ufficio e traffico d’influenze, a 2 anni ed 8 mesi, la sua capo di gabinetto, la giudice del Consiglio di Stato Maria Grazia Vivarelli.

La vicenda riguardava la nomina di alcuni dirigenti esterni della Regione Sardegna, nomine come se ne fanno a centinaia nei Comuni, Regioni ed Enti vari. Per il pm di Cagliari Andrea Vacca che ha condotto le indagini, i prescelti, esterni all’amministrazione, non avrebbero avuto i requisiti per ricoprire gli incarichi e la procedura seguita sarebbe stata viziata da gravi violazioni di legge. Una tesi, come detto, accolta dalla giudice Ermengarda Ferrarese. “È proprio fra le maglie della discrezionalità amministrativa che si insinuano le violazioni lesive dei beni protetti”, ha scritto nella sentenza nei confronti di Vivarelli la giudice cagliaritana, dopo aver ricordato che la “non felice formulazione della norma impone all’interprete di individuare quali siano queste norme”.

“Non può esistere il delitto di abuso d’ufficio senza la possibilità del sindacato del giudice penale sulla discrezionalità amministrativa”, ha aggiunto Ferrarese, ricordando che autorevole dottrina ha definito icasticamente il binomio indissolubile “abuso d’ufficio e sindacato sul cattivo uso della discrezionalità amministrativa stanno e cadono insieme”. A nulla è valsa l’arringa dell’avvocato Rinaldo Lai, difensore di Vivarelli, che ha eccepito l’assenza di elementi di colpevolezza in capo alla sua assistita, che aveva addirittura chiesto un parere all’Avvocatura prima di procedere.

Per la Procura, invece, Vivarelli avrebbe avuto un ruolo rilevante, una ‘spinta’ definita decisiva e persuasiva sul dg dell’assessorato al Personale che doveva firmare gli atti di nomina. Immediata con la condanna la sua sospensione dall’incarico. “L’abuso d’ufficio non è riformabile. Può essere solo abrogato riguardando ogni sfumatura dell’attività amministrativa”, è stato il commento di Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione. Per evitare di bloccare del tutto la macchina amministrativa ed evitare intromissioni dei pm, l’intervento annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio è quanto mai urgente.