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di Liana Milella

La Repubblica, 6 gennaio 2024

La maggioranza smonta anche abuso d’ufficio e intercettazioni. Sos delle Corti d’Appello per i nuovi tempi del processo. Avanti col bavaglio alla stampa. Sostegno di Azione e Iv alle riforme di Nordio. Parte subito l’anno nero della stretta sulla giustizia. Come ha annunciato più volte Meloni. In sincronia tra Camera e Senato. Si vota subito la nuova prescrizione più favorevole agli imputati. Via reati scomodi per gli amministratori scorretti come l’abuso d’ufficio. Limiti alle intercettazioni. E divieto di trascrivere quelle degli avvocati. Tagliola sui giornalisti con tanto di bavaglio sulle ordinanze di custodia che, grazie alla legge Costa, non si potranno più pubblicare. Un regalo, se passa su proposta della Lega, per le toghe: andranno in pensione a 73 anziché a 70 anni.

L’appoggio di Azione - Non è una coincidenza, ma il frutto di una maggioranza che, con l’appoggio di Enrico Costa di Azione sulla giustizia, cercando di condurre in porto le leggi che avrebbe voluto approvare Berlusconi. In primo piano c’è sempre la stretta sulle intercettazioni, il “nemico” numero uno delle inchieste sulla corruzione. Eccole protagoniste del primo, e finora unico, ddl del Guardasigilli Carlo Nordio che giunge, dopo ben sei mesi dal via libera in cdm, al voto degli emendamenti in commissione Giustizia al Senato, sotto la vigile regia della responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno. Giusto mentre, alla Camera, si vota la nuova prescrizione, frutto di un’intesa parlamentare tra Costa e il forzista Pietro Pittalis, su cui Nordio ha messo il cappello.

Ed ecco le cattive sorprese. La nuova prescrizione - quarta riforma in cinque anni - gioca per gli imputati. Via le leggi Bonafede e Cartabia (sospensione in primo grado e improcedibilità in Appello dopo due anni) si torna al processo bloccato in Appello per 24 mesi e per 12 in Cassazione. Nordio non ha risposto alla pur cortese lettera, anticipata da Repubblica, dei 26 presidenti delle Corti d’Appello che, in allarme per il calcolo cartaceo di migliaia di processi, un mese fa gli avevano chiesto una norma transitoria. Con la maggioranza allargata ad Azione e Italia viva sì scontato.

Stretta sulle intercettazioni - Nelle stesse ore eccoci al Senato dove Bongiorno ha stabilito una solida alleanza sulle intercettazioni con il forzista Pierantonio Zanettin. Protagoniste del ddl Nordio su cui incombono 160 emendamenti. Quelli della maggioranza tutti peggiorativi. Come nel caso dell’avvocata leghista Erika Stefani che tenta un’ulteriore stretta contro i giornalisti, anticipando il ddl sulla diffamazione (multe fino a 50mila euro) e chiede di aggravare la “responsabilità civile di chiunque abbia pubblicato o pubblichi intercettazioni relative a soggetti diversi dalle parti”. Contro questo diritto, in attesa che arrivi al Senato l’emendamento Costa sull’ordinanza di custodia, c’è quello di Zanettin che impone una multa da 7 a 35mila euro contro “chiunque pubblica o diffonde o concorre a pubblicare o diffondere atti di indagine, anche parziali o per riassunto, fino al termine dell’udienza preliminare”. Per capirci, in questi giorni sarebbero piovute dozzine di multe su chi ha pubblicato notizie del caso Verdini. Ma non basta, perché Ivan Scalfarotto di Iv chiede che il giudice possa imporre al cronista di rivelare la fonte se la notizia che pubblica può arrivare solo dagli inquirenti.

Nei soli otto articoli del ddl Nordio ci sono norme una peggiore dell’altra. Via l’abuso d’ufficio, che i giuristi hanno difeso nelle audizioni definendolo “la prima porta aperta sulla corruzione”. Per questo il governo Meloni vuole chiuderla. Non basta. Viene ristretto il traffico di influenze, in spregio alle indicazioni delle Ue che lo ha imposto, come l’abuso, agli Stati membri, ma l’Italia ha bocciato alla Camera la sua direttiva. E ancora lo stop a trascrivere le intercettazioni che riguardano persone coinvolte per caso con l’indagato. A cui si aggiungono le proposte Bongiorno-Zanettin che vietano di proseguire con un ascolto se non sono emerse “nuove prove”.

Posticipare la pensione dei magistrati - Bocciato senza sconti dall’Anm, il ddl Nordio obbliga il pm a interrogare una persona prima di arrestarla. Non solo, sfidando la mancanza di giudici e soldi, malattia endemica della giustizia, chiede che siano tre, e non uno, quelli che danno il via libera alle manette. Per la mancanza di soldi il ddl è rimasto bloccato per due mesi alla Ragioneria dello Stato prima di trovare il milione necessario. Ma Nordio insiste. E per dargli una mano il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo chiede di posticipare l’età pensionabile dei magistrati, da 70 a 73. Bloccato nella legge di bilancio, rieccolo. Per Zanettin può passare solo se chi è quasi in pensione rinuncia alla proroga degli incarichi di vertice. Ma gli anni in più giocano a favore di Nordio.