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di Edmondo Bruti Liberati

La Stampa, 22 luglio 2023

Non ha senso che il governo affolli ancora il Parlamento con progetti di legge per introdurre nuovi reati. La macchina giudiziaria va resa più efficiente e veloce. Le ultime settimane hanno visto una ripresa di attenzione, e di polemiche, su politica e giustizia. Tema delicato perché investe il rapporto tra due poteri dello Stato: declinato in termini diversi, a seconda degli assetti istituzionali e delle tradizioni, è di attualità ovunque. È di questi giorni l’attacco di Donald Trump a Jack Smith, lo special prosecutor nominato, secondo le regole di quel sistema, per indagare su eventuali reati addebitabili ai vertici dell’esecutivo. Poiché gli organi della pubblica accusa federale sono sotto il controllo dell’esecutivo, il correttivo adottato è quello di nominare di volta in volta un apposito prosecutor qualificato come independent.

Questione non solo italiana dunque, ma la mediterranea fantasia vi ha aggiunto l’idea bizzarra della “giustizia ad orologeria”, che ha visto una drastica recente dilatazione, a stare a quanto dichiarato da “fonti di Palazzo Chigi”. Il timer dei nostri cellulari può essere regolato su un massimo 99 h 59’59”. Ora si deve trovare un timer regolabile su un tempo che supera l’anno, dal momento che si ipotizzano iniziative giudiziarie di qualche mese addietro, già calibrate sulle elezioni europee del 2024. In passato ci si limitava alle più prossime elezioni locali o anche nazionale. Forse la soluzione più razionale potrebbe essere un allegato alla legge di bilancio che stabilisca per l’anno successivo le “fasce protette”, calibrate su elezioni comunali, regionali etc., nelle quali non sarebbe consentito ai pm di iniziare indagini su esponenti politici.

Abbiamo visto l’affollarsi di proposte per risolvere il “problema giustizia”, spesso di segno opposto a seconda dell’oscillazione del rating del momento tra garantismo e severità contro il crimine. E qui la mediterranea fantasia si è scatenata: se, come è noto, ciascun italiano è sicuro di poter svolgere il delicatissimo compito di Commissario tecnico della Nazionale di calcio, ben potrà anche avanzare le sue ricette-risolutive-sulla-riforma della- giustizia. Con una variante: qui lo sciovinismo cede all’esterofilia, Fratelli d’Italia è soppiantato da The Star-Spangled Banner.

Lentezza dei processi. Ecco la soluzione: Court manager all’americana “soggetti titolari del caseflow management, cioè, della gestione dei procedimenti e del loro flusso”. Si tocca il nucleo della funzione del magistrato dirigente, giudice o Pm. Per i Tribunali la “gestione dei procedimenti e del loro flusso” deve muoversi nel delicato equilibrio tra produttività e celerità da un lato e dall’altro rispetto delle garanzie dei giudicabili, prima tra tutte quella del “giudice naturale precostituito” (art. 25 Cost.) attraverso il sistema delle “tabelle di composizione degli uffici”. Per la Procura, l’attività di indagine è inestricabilmente connessa alle scelte procedurali e gestionali del singolo magistrato nel quadro stabilito dal Procuratore nel Progetto organizzativo (e domani nel quadro delle direttive generali sulle priorità stabilite dal Parlamento). Il “trapianto” di modelli in contesti diversi per lo più ha dato risultati controproducenti. Piuttosto occorre un forte impegno del Ministero per la formazione e riqualificazione del personale amministrativo, per recuperare il disastro di venti anni di mancato turn over. La Scuola Superiore della Magistratura (forse non tutti lo sanno, ma i programmi sono liberamente accessibili sul sito) ormai da molti anni organizza, con il supporto di consulenti esterni esperti di organizzazione, corsi di gestione degli uffici per gli aspiranti dirigenti. Questi corsi dovrebbero essere proposti già nel tirocinio iniziale ai neomagistrati, che è bene si misurino da subito con la corresponsabilità per il risultato complessivo dell’ufficio. È un impegno di lungo periodo, che non può essere svalutato se i risultati non sono così immediati e così diffusi come tutti vorremmo. Per rimanere nel clima Star and stripes ricordiamo che alla celerità del sistema di giustizia statunitense concorrono, molto più del Court manager che esiste solo in alcune corti, ben altri fattori come la discrezionalità illimitata e senza controlli del prosecutor, la mancanza di un giudizio di appello sul merito, il verdetto, senza motivazione, della giuria. Non vi è bisogno di citare la barbarie della pena di morte e il tasso di carcerazione di dieci (non due o tre) volte superiore alla media dell’Europa occidentale per rammentare che tra i grandi meriti della gloriosa democrazia americana non vi è il sistema giudiziario.

Nei giorni scorsi i passeggeri di un treno pendolare, esasperati per il ritardo, hanno aggredito il capotreno e il macchinista. Solidarizziamo con gli accaldati passeggeri, ma forse non è quella la via per risolvere i problemi. Eppure, quando si tratta di giustizia, non pochi cedono all’indicare come capro espiatorio il magistrato.

“Well, nobody’s perfect”, è la celeberrima battuta finale di “A qualcuno piace caldo”. Di certo i magistrati italiani non sono perfetti. Attenzione a giocare con i numeri: Enrico Cuccia diceva che le azioni “si pesano e non si contano”, ma i numeri vanno inseriti nel quadro di sistema.

Il sistema di valutazione a scadenza quadriennale dei magistrati dovrebbe essere più rigoroso, come mi è capitato più volte di auspicare e anche di cercare di praticare, quando ne ho avuto la responsabilità. È vero che i casi di valutazioni negative o non positive da parte del Consiglio Superiore della Magistratura sono percentualmente minimi (circa 3%). Mi è capitato due anni fa, in un corso alla Scuola superiore della magistratura, di ascoltare un grande esperto di organizzazione giudiziaria, il prof. Marco Fabri, il quale mostrava la statistica della Germania sulle valutazioni di professionalità. “Giudizi sui magistrati valutati: Sotto la media (0%); Soddisfacente (2-3%); Pienamente soddisfacente (40-50%); Buono (45-55%); Eccellente (5-10%)”. In sostanza, nessuna valutazione negativa e valutazione sufficiente tra 2 e 3%, percentuale del tutto simile alla somma delle nostre negative e non positive. Accusare di lassismo i cugini tedeschi… L’idea sottesa alle posizioni liquidatorie dell’attuale sistema di valutazioni sembra essere quella di stabilire tra i magistrati una graduatoria di merito assoluto. Una tale graduatoria è impraticabile, tanto diverse sono le funzioni e le specializzazioni in magistratura; si dimentica poi che l’obbiettivo da perseguire non può essere quello di selezionare un gruppetto di magistrati eccellenti, da assegnare magari agli uffici più importanti, ma quello di assicurare un livello medio diffuso di adeguata professionalità, sempre in aggiornamento.

Ancora, numeri sui procedimenti disciplinare nei confronti di magistrati. Non tedio con altri numeri i lettori che abbiano resistito sin qui, ma rammento che le condanne disciplinari decise dal Csm nei confronti dei magistrati italiani sono di quasi dieci volte superiori a quelle decise dal Csm francese. Il dato incontrovertibile emerge dai rendiconti degli ultimi anni dei due Csm e il raffronto non è arbitrario data la vicinanza tra le due organizzazioni giudiziarie.

La necessità di riforme per assicurare maggiore efficienza e celerità alla nostra macchina giudiziaria è sotto gli occhi di tutti. Forse varrebbe la pena di concentrarsi su questo piuttosto che affollare il Parlamento di progetti di legge concentrati su nuovi reati o su abrogazione di altri. O di andare a cercare soluzioni magiche oltre Oceano.