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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 20 aprile 2022

Pd, 5 Stelle, Forza Italia, Leu, Azione e Coraggio Italia non hanno presentato emendamenti. La Lega solo 3 sui temi referendari. Si punta all’approvazione giovedì.

Resa dei conti al Senato. Ventidue ore di dibattito e giovedì il voto. Tiene, al debutto in Aula, il patto di maggioranza sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario: modifiche solo all’unanimità. Per far presto Pd, Cinque Stelle, Forza Italia, Leu, Azione e Coraggio Italia non hanno presentato emendamenti. La Lega solo 3 sui temi referendari. Restano i 170 di Fratelli d’Italia, i 40 degli ex M5S di Alternativa e i 50 di Italia viva che si asterrà sul voto finale della riforma definita “inutile”. Anche i Cinque Stelle sulla parte relativa alla separazione delle funzioni, dopo aver tuonato nei giorni scorsi, si asterranno.

Del resto nessuno sembra pienamente contento di questa riforma, ma c’è voglia di chiuderla qui. E riparlarne in seguito. Al Senato, dove i numeri consentono geometrie diverse. O dopo, perché si tratta di una legge delega da riempire di contenuti. È questo che aiuta a condividere intenti come “proviamo a rendere più civile e moderna, più europea, la giustizia italiana”, che il relatore dem Valter Verini enuncia. Ma è anche ciò che genera maggiore ansia tra le toghe. Preoccupate che soprattutto la parte relativa alla valutazione possa peggiorare. Tuttavia anche nell’Anm, sul “dissenso”, ha prevalso la “ricerca di un dialogo”. È per questo che il Comitato direttivo centrale non ha convocato lo sciopero dei magistrati. “C’è un atteggiamento di disagio ma non di chiusura autoreferenziale” ha detto il presidente Giuseppe Santalucia, riferendo che i magistrati optano per la “ricerca di un dialogo prima di adottare forme di proteste radicali”. Anche loro sperano in un una “discussione più ampia al Senato”.

Intanto si faranno iniziative divulgative. Martedì, tra le altre, è stata proposta una “notte bianca sulla riforma dell’ordinamento giudiziario” con magistrati, giornalisti, giuristi ed esponenti della società civile invitati nei distretti giudiziari a discutere di questi temi. All’assemblea generale straordinaria, convocata il 30 aprile, è stata demandato di deliberare su ogni forma di protesta “compresa la proclamazione di una giornata di astensione”. Allo sciopero si era vicinissimi. Le chat dei magistrati si erano accese in questi giorni di dure critiche alla riforma. “Stravolgerà completamente e definitivamente l’assetto istituzionale”. “Segnerà la fine della magistratura intesa come baluardo di democrazia e uguaglianza”. “Si vuole una magistratura gerarchizzata, burocratizzata e impaurita, che deve giustificare le proprie scelte”.

Polemiche risuonate nella conferenza stampa dell’Anm. Soprattutto sul fascicolo di valutazione del magistrato: “Il giudice è soggetto solo alla legge. La riforma è incentrata solo sulle statistiche e questo non va bene”, aveva attaccato il segretario Salvatore Casciaro. “Il problema non è la produttività dei magistrati, fra le prime in Ue, ma la durata del processo. E qui non c’è una norma che possa ridurla di un giorno. Invece si aumenta a dismisura il controllo” aveva denunciato il vicesegretario Italo Federici. Ma le polemiche in chat investono anche il nuovo sistema di elezione del Csm, ideato per eliminare lo strapotere delle correnti all’origine delle nomine pilotate e del caso Palamara. Obiettivo capovolto anche secondo il Centro studi Livatino, che sintetizza il fallimento in un calembour: “Carta bianca alle correnti”.