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di Liana Milella

La Repubblica, 24 ottobre 2023

“Riforme per efficienza e non contro magistrati”. La premier fa un punto sul cronoprogramma a Palazzo Chigi. Nordio annuncia di voler ridurre del 90% l’arretrato civile. Alleati ancora divisi sulla prescrizione, previsto nuovo incontro in via Arenula. “Facciamo le riforme non contro la magistratura, ma per rendere efficiente il sistema”. E ancora: “Serve maggiore dialogo per fare le riforme”. E poi: “Siate compatti, confrontatevi sugli emendamenti”.

Parola di Giorgia Meloni che, a palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri, riunisce la task force politica sulla giustizia. E sa bene che tira aria di scontro proprio sulla prescrizione. La legge in quota Enrico Costa di Azione va già in aula venerdì e la maggioranza non riesce a trovare ancora “la quadra”. Da una parte c’è chi, come Forza Italia con Azione, vuole tornare alla legge Orlando rimodulata dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi (18 mesi di sospensione per chi è condannato dopo il primo grado, e 12 mesi in Appello, con recupero dei tempi se il giudice non scrive in tempo la sentenza). Ma il vice ministro alla Giustizia, il forzista Francesco Paolo Sisto, non rinuncia alla sua ipotesi, una prescrizione che si sospende solo in Cassazione, mentre “corre” in primo e in secondo grado. Anche se le statistiche gli ricordano che a piazza Cavour si prescrive solo l’1% dei processi, mentre il 25% “muore” in Appello.

Ma tant’è. Nel tavolo sulla giustizia si parla di tempi, non si discute di singoli commi. Anche perché martedì 24 è il giorno in cui il Guardasigilli Carlo Nordio, in via Arenula, prende in mano il dossier prescrizione, con l’idea di chiudere lui stesso la partita. Vedremo chi vince, ma è assai probabile che perda Sisto, soprattutto perché i meloniani, con il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, vedono bene la soluzione della Orlando in veste Lattanzi già sottoscritta dal vice presidente della commissione Giustizia, il forzista Pietro Pittalis, su c’è in pieno via libera del relatore Costa.

Ma a Chigi si parla di alta politica della giustizia. Con un richiamo netto di Meloni “a fare squadra” e a non dividersi. In vista delle riforme costituzionali come la separazione delle carriere e del Csm. Anche perché proprio le divisioni stanno rallentando, dal punto di vista di Meloni, le riforme sulla giustizia. Tant’è che proprio lei avrebbe suggerito un modus operandi più collaborativo per chiudere le riforme. Chi ha partecipato alla riunione racconta che, tranne in un rapido passaggio, non avrebbe fatto capolino il caso Apostolico con le relative polemiche. La preoccupazione di Meloni invece è quella di andare avanti e di portare a casa il maggior numero di riforme.

Da qui la necessità di fare il punto sul crono programma, tant’è che i presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, rispettivamente il meloniano Ciro Maschio, e la salviniana Giulia Bongiorno - che è anche la responsabile Giustizia del Carroccio, nonché molto ascoltata da Nordio sul piano sia tecnico che politico - hanno fatto dettagliatamente il punto sui rispettivi calendari. Che vedono, al Senato, in dirittura d’arrivo in commissione il decreto Caivano e poi il ddl Nordio su intercettazioni e custodia cautelare. Mentre alla Camera c’è la patata bollente della prescrizione, prevista in aula già venerdì. Dove il Pd ha già preannunciato tempesta.

Presenti i vice premier Antonio Tajani e Matteo Salvini, è toccato a Nordio fare il punto del suo futuro programma. Non solo il suo intervento sulle intercettazioni, ma soprattutto sulla giustizia civile, con un annuncio che se davvero dovesse andare a buon fine, sarebbe esplosivo. Perché Nordio promette di “tagliare del 90% i tempi della giustizia civile”. Un progetto di cui ancora non si conoscono i dettaglia, ma di cui sta parlando in tutte le occasioni pubbliche, e lo ha fatto anche davanti alla premier. Ma su di lui incombe la prescrizione, che il Parlamento gli ha di fatto “scippato”, con la proposta Costa e con quella delle altre forze di maggioranza.