di Daniele Biella
Vita, 13 gennaio 2015
L'incubo diventa realtà per le 10 cooperative sociali coinvolte nella gestione delle mense carcerarie: smentita l'ipotesi di proroga governativa, dal 15 gennaio stop al servizio. "Non ci sono parole per quanto sta accadendo, doveva essere il governo più vicino al sociale, si dimostra il peggiore dell'ultimo decennio", denuncia Silvia Polleri.
"È pazzesco: fra tre giorni devo licenziare 8 dipendenti dei 12 che lavorano nella mensa della Casa circondariale di Bollate, nonostante nei 10 anni di sperimentazione ci è stato detto che è un servizio di qualità che funziona e che fa risparmiare anche rispetto alle mercedi, i lavori gestiti direttamente dal Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria".
È disperata Silvia Polleri, presidente e anima della cooperativa sociale Abc La speranza in tavola, che abbiamo sentito nelle ore più calde e difficili per tutto il mondo della cooperazione sociale inframuraria: non solo per le 10 cooperative a cui verrà tolta la gestione del servizio mensa in altrettante carceri dal 15 gennaio (e non più dal 31 gennaio, "è stata smentita la proroga di 15 giorni proposta il 30 dicembre 2014 dal ministro Andrea Orlando, che nelle cinque ore dell'incontro con noi aveva anche detto che avrebbe trovato lui i soldi per andare avanti", sottolinea Polleri), ma anche per tutte le altre a causa della sforbiciata del 34 per cento dei finanziamenti erogati secondo la Legge Smuraglia, come si evince da questo documento ministeriale datato 17 dicembre 2014 ma diffuso nei giorni scorsi (tra l'altro, nell'elenco si trova ancora la coop 29 giugno, incriminata per Mafia capitale: svista?).
"Devo fare tutto in fretta: chiudere i rapporti di lavoro con i detenuti, che naturalmente sono senza parole di fronte a tutto questo, e poi trovare il modo di far sopravvivere le altre realtà lavorative che abbiamo, in primo luogo il catering Abc, riconosciuto come eccellenza da molti: non ci abbatteremo, nonostante non si può tenere in piedi con efficienza un catering senza una mensa alle spalle, in carcere come fuori", prosegue Polleri. Anche le altre nove cooperative sociali coinvolte (Ecosol a Torino, Giotto a Padova, La città solidale a Ragusa, Men at work e Syntax error a Rebibbia, Divieto di sosta a Ivrea, Pid a Rieti, Campo dei miracoli a Trani, L'Arcolaio a Siracusa) sono in estremo affanno e stanno capendo come reagire a quello che tutti gli effetti è un colpo devastante, alla luce del fatto che fino a poche settimane fa non ci si sarebbe mai aspettati un tracollo simile. "Sono 10 anni che lavoriamo nelle mense carcerarie, anni in cui sono passati governi decisamente negativi. Mai ci saremmo aspettati da quello attuale, che sembrava essere il migliore per il mondo del sociale, un simile gesto: ci sentiamo colpiti e affondati", riporta la presidente della coop Abc.
Anche i direttori delle 10 carceri coinvolte, nel luglio scorso, avevano scritto una lettera elogiando il servizio. Intervistato nei giorni scorsi da Vita, il direttore di Bollate si è detto "preoccupato" e determinato a mantenere perlomeno in vita le attività di qualità della coop presente nel proprio penitenziario, l'Abc, appunto. "In effetti dobbiamo ringraziare la direzione del carcere se in questi giorni stiamo provando a trovare nuove strade per salvaguardare il resto del nostro lavoro", indica Polleri.
"Comunque, né al ministero della Giustizia ne al Dap si rendono conto che le persone detenute che dovremo licenziare fra tre giorni sono contribuenti statali, che versavano al fisco regolarmente la parte spettante del loro stipendio". Il neodirettore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, che nel fine settimana ha dichiarato alla Stampa "L'esperimento è ottimo, intendiamoci, e auspico che con i responsabili di queste coop si trovino progetti in grado di sostenersi da soli. Ma sono finiti i fondi, questa è l'amara verità", incontrerà dal 15 gennaio in poi le cooperative coinvolte, una a una. Si salverà il salvabile?