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di Paolo Colonnello

 

La Stampa, 11 gennaio 2015

 

Niente da fare: la proroga di altri quindici giorni alle cooperative di detenuti che gestiscono le mense in dieci carceri italiane, non è stata concessa. Fine dell'esperimento? "Non proprio. Entro la fine del mese comincerò ad incontrare singolarmente i responsabili delle cooperative e vedremo come continuare", risponde Santi Consolo, magistrato, nuovo capo del Dap, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del ministero di Giustizia da cui dipendono tutti gli istituti di pena italiani.

Possibile che non vi fosse un'altra via d'uscita per impedire che un'esperienza del genere terminasse così bruscamente?

"È una questione di legge e regolamento. L'iniziativa era nata nel 2003 con l'obiettivo di crescere e camminare con le proprie gambe, ma così non è stato. Dal 2009 era finanziata dalla Cassa delle Ammende che però per legge può finanziare solo delle start up e non in maniera permanente delle iniziative imprenditoriali. Ci sono state diverse proroghe ma ormai non era più possibile continuare. L'attività delle cooperative non era più in linea con la finalità delle Cassa, la cui attività è ora monitorata dal Ministero delle Finanze".

Inoltre, risponde anche alla Corte dei Conti e da qui nasce la maggiore prudenza nei finanziamenti. "L'esperimento è ottimo intendiamoci, e auspico che con i responsabili di queste coop si trovino progetti in grado di sostenersi da soli. L'impegno originario era di ridurre il gettone giornaliero per il confezionamento dei pasti nelle carceri incentivando attività collaterali e aumentando le assunzioni dei detenuti.

Purtroppo, colpa della crisi e di varie difficoltà, così non è stato tranne forse per il solo carcere di Bollate. Non ci sono altri fondi, questa è l'amara verità. D'altronde non si può sperare in un finanziamento permanente da parte di un dipartimento che ha già scarse risorse e solo per 10 realtà rispetto alle oltre 200 carceri in Italia con una popolazione di 54 mila detenuti. Avremmo creato delle evidenti disparità. Se poi ci saranno progetti di fattibilità, ben vengano".

I responsabili delle coop (che non sono detenuti, ma imprenditori civili) riuniti nel Gruppo Emergenza Carceri, non sembrano essere dello stesso avviso: "Dal punto di vista economico - spiegano - così facendo l'amministrazione non realizzerà alcun risparmio. Anzi il rischio è quello di maggiori costi sul lungo periodo. Dal punto di vista della legalità c'è un incremento dei rischi e dal punto di vista del trattamento rieducativo si tratta di un enorme passo indietro".

"Sono dispiaciuto e amareggiato - rimarca il garante dei detenuti della Regione Piemonte, Bruno Mellano. Il 30 dicembre il ministro orlando e il capo del Dap avevano preso impegni e dato rassicurazioni. Ora invece si disperde una preziosa esperienza. Una brutta pagina, fra le tante, dell'amministrazione penitenziaria".