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di Alessandro Zuin

Corriere del Veneto, 25 ottobre 2022

Prima uscita pubblica a Treviso, alla presentazione del libro di Domenico Basso, per il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Urge dare certezze alle imprese e ridurre i tempi dei processi”.

Oggi e domani lo attende il rito laico e repubblicano del voto di fiducia al governo appena formato, perciò, per il neo ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è un po’ come se fosse l’ultimo lunedì prima di una nuova vita. A Treviso, la sua città, giusto con qualche ora d’anticipo rispetto alla discesa (in treno) a Roma, trova il tempo per essere di persona a palazzo Giacomelli, dove si presenta il libro del giornalista Domenico Basso “Volti & Storie”, che contiene 40 interviste ad altrettanti personaggi pubblici del nostro Paese. Tra i quali, ovviamente, c’è anche Nordio, intervistato ben prima che il suo futuro da parlamentare e da ministro prendesse forma nella realtà. “Qui mi viene difficile essere chiamato signor ministro - esordisce Nordio con un sorriso -, sono nato a trecento metri da qui e passavo davanti a questo palazzo tutti i giorni per andare a scuola. Perciò il primo omaggio voglio farlo alla mia Treviso: per citare Churchill, io sono per metà veneziano (per ragioni professionali, ndr) e interamente trevigiano. Mi sto già organizzando - assicura - affinché il mio weekend, salvo impegni istituzionali, sia comunque a Treviso e sul Montello, dove mi rilasso per davvero”.

Il direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello, lo interpella al cospetto del salone gremito, richiamando l’imprenditore e politico trevigiano Bepi Covre, che ebbe a che fare, con sua grandissima sorpresa, con i tempi ultra-veloci della giustizia austriaca, in relazione a una vertenza legale contro un’azienda del luogo che gli aveva copiato un brevetto: in 20 giorni l’udienza era fissata. Siamo alla fantascienza, per la macchina della giustizia italiana?

“Questo è uno dei leitmotiv - risponde il neo ministro, che sa bene di parlare in terra d’imprese - che ritornano: se un imprenditore vuole aprire un’attività in Italia, impiega dieci volte il tempo necessario a un collega austriaco o sloveno. Perciò, la cosa da fare immediatamente è semplificare le procedure e individuare esattamente le competenze: entrambe queste condizioni - procedure complicate e competenze non bene attribuite - sono, tra l’altro, le madri della corruzione. In Italia abbiamo una massa di leggi dieci volte superiore alla media europea. In questo campo bisogna agire subito, perché ci troviamo nel pieno di un’emergenza economica e anche la giustizia deve dare il suo contributo: l’inefficienza del nostro sistema giudiziario ci costa due punti di Pil, in termini di maggiori spese e di mancati investimenti da parte degli operatori stranieri: semplificare ha un forte impatto economico”.

Insiste Russello: ma questo è il Paese delle mille corporazioni, non rischia di essere sostanzialmente irriformabile? Replica Nordio: “Le riforme le fa il Parlamento, non il Guardasigilli, però il ministro che mi ha preceduto, Marta Cartabia, persona straordinaria, aveva iniziato nella direzione giustissima e aveva individuato tutti i problemi. Ma non aveva una maggioranza favorevole a una riforma in senso liberale. Noi, invece, abbiamo un consenso popolare per certi aspetti trasversale: non oso pensare, per esempio, che i magistrati si mettano di traverso se dico che voglio aumentare gli organici. La separazione delle carriere? Lo sapete che sono favorevole ma passa in secondo piano - sottolinea il ministro -, prima dobbiamo occuparci dell’economia. Come si dice: prima si mangia e poi si può cominciare a ragionare”.

Gli chiedono tre aggettivi per descrivere la prima donna chiamata alla guida del Paese, e Nordio questa volta utilizza (in inglese) una citazione da Shakespeare: “Ha la testa per capire, il cuore per decidere e il braccio per agire: questa è Giorgia Meloni”.

Tra i 40 intervistati da Domenico Basso c’è anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che siede accanto al neo ministro e gli dedica queste parole: “Nordio è una persona capace e competente, finalmente”. Ma se si discute di riforme, il Veneto da 5 anni ne attende una di cui si è parlato tantissimo, senza arrivare al dunque: l’autonomia differenziata. Ci possiamo ancora contare? “Basta crederci - è la risposta di Brugnaro, che sembra un messaggio indirizzato al governatore Luca Zaia - ma ce la facciamo se non saremo troppo ambiziosi. Credo che sia più utile la tattica del poco ma subito: partiamo dal preaccordo con l’ex ministro Gelmini e mettiamolo in pratica, così dimostriamo a tutti che abbiamo ragione e non c’è la volontà di togliere ad altri”.