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di Astolfo Di Amato

 

Il Garantista, 3 gennaio 2015

 

L'unico riferimento ideale, nel discorso di fine anno di Napolitano, è quello al Papa. Le correnti filosofiche, politiche, ideali, che pure sono presenti nel vissuto di Napolitano, sono scomparse per far posto al messaggio di pace del Papa.

In una semplificazione concettuale sorprendente. In definitiva, le citazioni del Presidente hanno riguardato le eccellenze della società civile, la Procura della Repubblica di Roma ed il Papa. La politica è stata margina-lizzata. Ma la normalità costituzionale non sta nel primato della politica?

La parte introduttiva del discorso di Napolitano è stato segnato da una reiterata sottolineatura della rilevanza della Costituzione, come suprema legge della Repubblica. Già nell'annunciare le dimissioni ha insistito sulla circostanza che si tratta di una ipotesi espressamente contemplata dalla Costituzione. In realtà, la Costituzione non disciplina le dimissioni, ma si limita ad elencare le possibili cause di cessazione dalla carica, al pari della morte.

In questo senso la sottolineatura è singolare. Potrebbe essere letta come se si dicesse che un Presidente può morire perché lo prevede la Costituzione. In realtà, la sottolineatura della conformità alla Costituzione delle dimissioni sembra destinata a proporre il messaggio che l'attività di Napolitano è sempre stata ispirata al rispetto della Costituzione. Del resto, nell'altro passaggio del discorso di fine d'anno nel quale si richiama la Costituzione, e cioè quello nel quale invoca il ritorno alla normalità costituzionale, il riferimento è alla incapacità delle forze politiche, in occasione della seconda elezione, di rispettare le cadenze temporali implicite nel dettato costituzionale e quindi di eleggere un nuovo Presidente, invece che prolungare provvisoriamente il precedente settennato.

La normalità costituzionale, di cui è stato auspicato il ritorno, riguarda, perciò, la capacità delle forze politiche di rispettare le cadenze temporali implicitamente previste dalla nostra carta fondamentale. Sono queste ultime a porsi al di fuori della legalità costituzionale. Ed ad aver costretto il Presidente ad assumere le decisioni occorrenti per impedire una fine prematura della legislatura. Decisione resa necessaria dalla esigenza di preservare il ruolo internazionale dell'Italia, compromesso agli occhi degli osservatori stranieri dalla sua instabilità

politica. È lo stesso Presidente, dunque, ad aver riconosciuto di aver fatto una scelta squisitamente politica, sulla cui compatibilità costituzionale non si è soffermato, di non consentire il ritorno alle urne in una situazione di instabilità politica. Tuttavia, se si guarda anche al resto del discorso presidenziale, sembra trasparire non tanto una preoccupazione per la instabilità politica, quanto piuttosto una profonda disistima per la politica stessa. Sembra essere stato quest'ultimo il retroterra più importante delle scelte di Napolitano, piuttosto che il dato della instabilità. I segnali in questa direzione sono stati, nel messaggio di fine d'anno, numerosi e convergenti. Innanzitutto, è stata ribadita più volte l'esigenza di far rinascere la politica.

Nel quale concetto è, evidentemente, implicito un giudizio assolutamente negativo della attuale dimensione della politica. In secondo luogo, così come avviene comunemente nelle sedi dell'antipolitica, gli italiani che costituiscono un esempio positivo sono stati individuati nella cd. società civile: la scienziata, l'astronauta, il medico, etc.

La politica è stata citata per richiamare il marchio della corruzione ed il marcio che sta portando alla luce la Procura di Roma. La sudditanza della politica al potere giudiziario appare un dato scontato e sul quale non vi è nulla da discutere. Ma vi è molto di più. L'unico riferimento ideale, presente nel discorso del Presidente, è quello a Papa Francesco. Le correnti filosofiche, politiche, ideali, che pure sono presenti nel vissuto di Napolitano, sono scomparse per far posto al messaggio di pace del Papa. In una semplificazione concettuale sorprendente. In definitiva, le citazioni del Presidente hanno riguardato le eccellenze della società civile, la Procura della Repubblica di Roma ed il Papa. La politica è stata marginalizzata. Ma la normalità costituzionale non sta nel primato della politica?