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di Errico Novi

 

Il Garantista, 25 febbraio 2015

 

È il gran giorno. Alla Camera si accingono a pronunciare l'ultimo, fatale sì. E proprio mentre il "Comitato dei nove" della commissione Giustizia di Montecitorio cestina gli ultimi emendamenti e innesca countdown per il decollo della nuova responsabilità civile, l'ala più arrabbiata del sindacato delle toghe rilancia lo sciopero. Con un comunicato diffuso da Antonello Racanelli e Giovanna Napoletano, il gruppo di Magistratura indipendente chiede la convocazione dell'assemblea nazionale.

"Con tempi ridotti secondo quanto prevede lo statuto dell'Associazione magistrati". Quindi, nel giro di pochi giorni, si riuniscano i parlamentini sezionali e poi si vada in assemblea. "In tale sede, potranno e dovranno essere delineate e valutate iniziative finalmente efficaci da parte della magistratura associata, considerandosi anche la possibilità di una giornata di astensione dalle attività". È guerra totale. Non solo nei confronti del governo, ma anche con le correnti di maggioranza, Area e Unicost, che di sciopero non vogliono sentir parlare. D'altra parte questo tentativo proposto da Mi di

superare i tentennamenti del Comitato centrale e chiamare a decidere sullo sciopero direttamente la base potrebbe rivelarsi superato. In realtà i giudici di prima linea già preparano la vera risposta alla nuova disciplina della responsabilità civile: lo sciopero bianco. O più precisamente, un'autoriduzione dei carichi di lavoro. Spiega un magistrato di Caserta, che chiede di non essere citato: "Nella riforma che Montecitorio ha ormai messo in rampa di lancio viene eliminato il filtro

di ammissibilità per i ricorsi contro i nostri presunti errori. Bene, si tenga presente che in Tribunali come quello di Caserta e nella gran parte di quelli del Sud i magistrati giudicanti si portano in un'unica udienza anche quaranta fascicoli, per cercare di smaltire l'arretrato. Vorrà dire", spiega il giudice, "che ce ne porteremo al massimo una quindicina, così diminuirà anche il rischio di commettere errori". Ecco: autoriduzione dei carichi è la parola chiave dei questa vicenda. Una sorta di ammutinamento proposto dal cuore della macchina della giustizia, cioè dai magistrati di prima linea.

Più che la proclamazione di una giornata di sciopero, percepita da molte toghe come un rischiosissimo boomerang, rischia di essere questa appunto la vera risposta sindacale contro la riforma. Di fatto si profila un fenomeno analogo a quello a cui danno vita i medici del servizio sanitario nazionale: somministrano una maggiore quantità di farmaci e accertamenti clinici per abbassare il margine di errore e, soprattutto, cautelarsi rispetto a possibili azioni legali da parte degli assistiti. In Italia sta insomma per diffondersi la "giustizia difensiva".

Giudici e pm paiono tutt'altro che intenzionati a correre i rischi previsti dalla nuova disciplina della responsabilità civile. Non vogliono trovarsi a dover fare i conti con raffiche di azioni da parte dei cittadini-utenti, anche se si tratterebbe pur sempre di cause contro lo Stato, che eventualmente dovrà rivalersi nei loro confronti.

Tra le conseguenze più sgradite c'è il possibile innalzamento dei premi assicurativi. In caso di rivalsa da parte dell'amministrazione nei confronti del giudice dovrebbero scattare delle trattenute sullo stipendio. Ma la maggior parte dei magistrati preferisce accedere alla convenzione stipulata dall'Anni con una

società di brokeraggio. Si tratta della Marsh, che ha sede a Milano. E che però, interpellata dal Garantista, chiarisce come l'eventualità di un'impennata delle polizze sia per ora remota. "Il mercato assicurativo si aspetta da questa riforma della responsabilità civile dei magistrati un impatto molto contenuto", spiega il presidente della Marsh, Gianni Turci. "Attualmente il costo medio di una polizza, per un giudice o un pm, è inferiore ai 200 euro. Possiamo dire che le compagnie, di cui noi siamo intermediari, saranno senz'altro disponibili ad allargare le coperture con modesti aggiustamenti di premio".

Ad oggi il costo di un'assicurazione contro il risarcimento danni per responsabilità civile costa a giudici e pm cifre più o meno uguali per tutti. "È vero che l'eventuale trattenuta sullo stipendio è più alta se è maggiore la retribuzione del magistrato. Ma chi ha stipendi più elevati ricopre anche funzioni più alte e ha in genere una maggiore esperienza. Il che dal punto di vista delle assicurazioni tende a ridurre comunque il rischio di una condanna", dice ancora il presidente della Marsh. In gioco dunque c'è poco, in termini economici. Ma i magistrati non tollerano quell'ombra che rischia di stendersi su ogni loro singolo atto.