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di Francesco Grignetti

La Stampa, 25 ottobre 2023

Regge l’alleanza FdI-Lega e resta isolata Forza Italia nella persona del viceministro Francesco Paolo Sisto. Due vertici sulla giustizia in 48 ore per trovare una concordia che non c’è. Lunedì i responsabili Giustizia dei partiti di maggioranza sono stati accolti da Giorgia Meloni a palazzo Chigi, con il ministro Carlo Nordio nella veste di osservatore. Ieri nuovo round, sulla prescrizione. Ma è stata fumata nera perché non si è arrivati a una sintesi dentro la maggioranza. E però le cose camminano lo stesso. Sulla prescrizione regge l’alleanza FdI-Lega e resta isolata Forza Italia nella persona del viceministro Francesco Paolo Sisto. Se però non interverranno improbabili novità da parte del ministero della Giustizia, sarà vincente l’ipotesi FdI-Lega che è farina del sottosegretario Andrea Delmastro e di Giulia Bongiorno.

Nel merito, la proposta in discussione è un testo già depositato alla commissione Giustizia della Camera. Andrà in votazione tra due giorni, il 27 ottobre, come ha confermato il presidente della commissione Ciro Maschio, FdI: “Per ora la tabella di marcia è quella prevista”. E dice Carolina Varchi, capogruppo FdI in commissione: “Si parte da quell’emendamento e con grande serenità si sta ragionando per capire quali correttivi potrebbero servire”. E Delmastro sente la vittoria in tasca: “In un clima di massima concordia stiamo prescegliendo le misure migliori”. In estrema sintesi, la riforma supera la formulazione della Cartabia (che lasciava tutto il tempo possibile al primo grado, e poi metteva dei tempi draconiani al secondo e al terzo grado di giudizio, pena la morte del procedimento) per tornare a una prescrizione sostanziale, ricalcando con poche modifiche quella che era una riforma scritta da Andrea Orlando nel 2017 e mai applicata. Nel testo depositato si prevede una sospensione nei conteggi di 18 mesi dopo il primo grado e di 12 mesi dopo l’appello.

Tutto sembra quasi scritto, insomma. Forza Italia non ha la forza né la voglia di ingaggiare una battaglia. “La base del confronto - lasciano intendere fonti del partito - è l’accordo raggiunto la settimana scorsa, contenuto nell’emendamento di maggioranza. Sono possibili aggiustamenti tecnici, ma l’impostazione non va cambiata”.

Se questo sarà l’esito finale, non dispiace troppo neanche all’opposizione. Enrico Costa di Azione è sostanzialmente d’accordo. E quasi lo è anche Devis Dori, Verdi-Sinistra, che dice: “Dopo aver proposto con un emendamento in Commissione un sostanziale ritorno alla riforma Orlando, la destra tentenna. Ma un nuovo accordo di maggioranza non potrà che essere peggiorativo”. Accordo però che non ci sarà. Polemizza invece Debora Serracchiani, Pd: “Perché ricominciare dalla prescrizione che non era il problema della giustizia? Noi siamo per mantenere i risultati ottenuti e per farlo non dobbiamo di nuovo cambiare le carte in tavola”.

Eppure il viceministro Sisto fino all’ultimo ha frenato e ancora ieri mattina diceva: “Tra Forza Italia e Fratelli d’Italia c’è una dialettica, ma alla fine la quadra la troviamo sempre”. Ma è vero, gli chiedono a “Un giorno da pecora”, che il vertice di lunedì era stato richiesto da lei? “No, è stato fissato da Nordio e dalla premier Meloni”.

Nei fatti, lunedì si erano visti tutti a palazzo Chigi per un giro di orizzonte sulle tante riforme della giustizia, sia quelle in marcia, sia quelle annunciate. E già dalla convocazione era evidente il ruolo minore che è stato riservato al ministro Guardasigilli. La materia, così incandescente, e ad altissima valenza politica, evidentemente è stata avocata dalla premier.

Nordio, comunque, nel corso di un dibattito al Salone della Giustizia ha ribadito ieri i suoi cavalli di battaglia. Ha minimizzato i ritardi e soprattutto che palazzo Chigi sta spostando a tempi migliori quella che lui stesso aveva annunciato come la riforma delle riforme, ovvero separazione delle carriere e discrezionalità dell’azione penale: “Sono polemiche sterili quelle sulla separazione delle carriere, quando sono accusato di volerla per portare il pm sotto l’ala dell’esecutivo. La riforma - insiste Nordio - “è nel programma di governo, ma richiede una revisione costituzionale e questo richiede tempi lunghi e una riflessione profondissima, quindi non è una cosa che si farà domani”.