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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 16 febbraio 2024

Se il giudice non emetterà l’ordinanza di convalida entro dieci giorni dalla ricezione della richiesta il sequestro perderà di efficacia. Prima di sequestrare cellulare, dispositivi e sistemi informatici e memorie digitali, il pubblico ministero dovrà chiedere, con decreto motivato, il via libera al giudice delle indagini preliminari. Così pure prima di accedere fisicamente ai dati in essi contenuti. Se il giudice non emetterà l’ordinanza di convalida entro dieci giorni dalla ricezione della richiesta il sequestro perderà di efficacia.

Ecco alcuni dei nuovi limiti imposti al pm nel sequestro di smartphone, pc e affini, già annunciati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio in nome della tutela della riservatezza e proposte ieri in un emendamento al ddl Zanettin, in commissione giustizia al Senato, da Sergio Rastrelli (FdI). Modifiche che estendono a tutti i “dispositivi in cui siano presenti scambi di comunicazioni, carteggi mail o conversazioni telematiche e di messaggistica” i paletti delle intercettazioni, con procedure più stringenti, ma anche più lunghe.

Ed è già scontro. Nordio ribadisce: “Nel cellulare c’è una vita intera che non può essere messa nelle mani di un pm che con una firma, se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione”. Ma dal Pd filtra allarme per l’applicazione a “indagini particolarmente delicate a cominciare da quelle di mafia”. Anche se per Andrea Orlando “il problema c’è”. Per Avs c’è il rischio di burocratizzare e “allungare i tempi in maniera eccessiva rendendo il sequestro più difficile”. E dall’ Anm, Alessandra Maddalena, parla di delegittimazione del pm “descritto come figura oscura e fuori controllo”.