di Vladimiro Polchi
La Repubblica, 25 febbraio 2015
"Il cielo plumbeo è diventato meno grigio". Lasciata alle spalle la grande paura, il Paese si risveglia in una "terra di mezzo", stretto tra ansie quotidiane e terrore globale. La crisi economica allarma ancora il 67% degli italiani: molto più del terrorismo, infatti, è la perdita del lavoro e il futuro dei figli a non far dormire i nostri concittadini.
Neppure la paura della criminalità rallenta. Ma nonostante la temperatura resti alta, la febbre del Paese pare scendere: tutti gli indici di insicurezza calano. Insomma: toccato il fondo, si comincia a risalire. A fotografare le nostre ansie è l'ottavo rapporto dell'Osservatorio europeo sulla sicurezza, realizzato da Demos e Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis. Cosa emerge? L'instabilità politica resta in testa alla graduatoria delle paure.
L'entrata in scena di Renzi l'ha attenuata, ma solo in parte: rispetto a gennaio 2014, i timori scendono dal 68 al 61%. Nella top ten delle preoccupazioni spicca poi la paura per la distruzione dell'ambiente (allarma il 58% degli italiani), il futuro dei figli (55%) e la sicurezza dei cibi (46%). Ma è la dimensione economica a farla ancora da padrone, con il timore di perdere il lavoro (46%), di non prendere più la pensione (40%) e non avere abbastanza soldi per vivere (39%) a occupare i primi posti nella mappa delle paure.
A differenza di altri Paesi, come Francia, Gran Bretagna e Germania, il terrorismo è invece indicato tra i primi motivi di preoccupazione solo dal 5% degli italiani. La ripresa economica è insomma ancora un miraggio e il numero di famiglie colpite dalla crisi resta alto: il 43% ha tra i propri familiari almeno una persona che ha cercato lavoro senza trovarlo, il 24% qualcuno che nell'ultimo anno è stato messo in cassa integrazione, il 28% ha tra i familiari almeno uno che ha perso il lavoro.
E ancora: per otto italiani su dieci le disuguaglianze economiche sono aumentate nel corso degli ultimi dieci anni. Nel complesso, però, l'indice di insicurezza assoluta (che somma le tre principali facce - globale, economica e criminale - della paura) si contrae: dopo il picco toccato nel 2012 (41%), gli italiani insicuri scendono infatti a poco più di un terzo (34%).
"Il grado di insicurezza resta molto elevato - spiega il direttore del rapporto, Ilvo Diamanti - ma si coglie qualche segno di scongelamento del clima d'opinione. È come se nella "terra di mezzo" dove viviamo ci fossimo abituati alle emergenze. E in una certa misura riuscissimo ad accettarle. Insomma abbiamo imparato a cavarcela. Ci siamo adattati ai rischi". Non è tutto. All'Italia resta il primato della sfiducia nello Stato: solo il 14% di noi si fida delle istituzioni nazionali (il valore più basso tra Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia).
Quanto alla criminalità, la paura rimane sui livelli di un anno fa (coinvolge il 44% delle persone) e sono i furti in casa a far tremare di più gli italiani. L'86% crede inoltre che negli ultimi 5 anni tutti i reati siano aumentati e il 48% denuncia un peggioramento nella propria zona di residenza. Paure in gran parte telecomandate: non è un caso se i tg nazionali continuino ad attribuire ai fatti criminali il record dell'insicurezza (con ben il 65% delle notizie ansiogene). "Perché la "passione criminale" - sostiene Diamanti - resta uno specifico italiano.
Anche se si è trasferita sempre più sulle reti locali: nella cronaca nera trasmessa come un flusso continuo dai tg regionali. Un giorno dopo l'altro". Cresce infine la diffidenza verso gli immigrati, soprattutto se d'origine araba o rom. Più di un italiano su tre li percepisce come un pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza (33%). Eppure, paradossalmente, alla paura si affianca anche un'ampia apertura sul piano dei diritti: il 72% è favorevole allo ius soli, cioè alla cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia, tanto che per la presidente della Camera, Laura Boldrini, la riforma "deve essere portata all'attenzione dell'Aula". Non solo. Ben l'84% degli italiani farebbe entrare gli immigrati anche nei seggi elettorali.