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di Grazia Di Maggio*

Il Riformista, 20 novembre 2023

Le nuove norme approvate in Consiglio dei Ministri hanno suscitato molte strumentalizzazioni e fake news da parte dei giornaloni della sinistra, in particolare riguardo le presunte detenzioni di donne incinte. È importante chiarire che si tratta di una falsa rappresentazione dei fatti. Non è vero che le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno finiranno in carcere in virtù del nostro disegno di legge. Fino ad oggi, durante le fasi di indagine e processo, le donne in queste condizioni potevano essere sottoposte a misure cautelari presso istituti di custodia attenuata per detenute madri. Se condannate, il giudice aveva l’obbligo di differire la pena, a condizione che non superasse i 4 anni. Per pene superiori, la detenzione domiciliare poteva essere una possibilità. Il Governo è intervenuto per eliminare questa incongruenza, consentendo al giudice di decidere se applicare misure alternative alla detenzione, come affidamento in prova, detenzione domiciliare o case-famiglia di cura e assistenza, anche in caso di condanna.

L’obiettivo è chiaro: garantire la tutela dei più fragili, senza, dunque, che si utilizzi strumentalmente la condizione di gravidanza o i bambini per continuare a delinquere. Contrariamente alle accuse infondate, si offre a queste madri la possibilità di scontare, appunto, la pena in istituti di custodia attenuata, dove i figli possono essere accuditi. Solo in caso di recidive e di grave pericolo di reati futuri, si considera la pena negli istituti a custodia attenuata, non in carcere. Tutto questo va a regolamentare un mondo che si era trasformato in un far west, con minori spesso fuori da percorsi educativi. Su questo invitiamo la sinistra a ragionare, forse gli istituti di cura e assistenza sono luoghi più appropriati per far crescere quei bambini.

Vi sono inoltre nuove misure contro lo sfruttamento minorile e la mendicità con reclusione fino a 6 anni per chi si serve dei bambini nell’accattonaggio, con ulteriore aumento in caso di violenza o minacce. Una norma è stata introdotta per sanzionare chi impiega minori di 16 anni in queste pratiche, affiancandosi alle pene per coloro che organizzano o favoriscono tale attività. Le nostre città sono ormai palcoscenico di borseggiatrici e borseggiatori che incidono sull’insicurezza per tutti i cittadini. Pertanto la questura ora avrà il potere di vietare l’accesso a metropolitane, stazioni ferroviarie e porti a coloro che sono stati denunciati o condannati per reati come furto, rapina o altri crimini commessi in quei luoghi. Anche durante il processo, perfino in caso di sospensione condizionale della pena, il giudice sarà tenuto a prevedere il divieto di accesso a tali luoghi. Un’azione concreta del governo per ripristinare legalità e sicurezza nelle grandi città italiane vittime - come la cronaca testimonia - di uno spettacolo indegno. Ancora una volta la priorità del governo è la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia dei più vulnerabili. Con buona pace della sinistra che tenta di cavalcare l’onda del facile consenso confutando la realtà dei fatti. Parole, soltanto parole…

*Deputata di Fratelli d’Italia