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di Simona Musco

Il Dubbio, 11 ottobre 2023

L’annuncio, da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, di possibili accertamenti preliminari sulla giudice Iolanda Apostolico, “colpevole” di aver disapplicato il decreto Cutro e di aver preso parte ad una manifestazione in difesa dei diritti umani mentre l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini voleva impedire lo sbarco di decine di migranti stremati e scioccati, ha ricompattato le correnti all’interno del Csm.

O almeno questa è la sensazione che circola tra alcuni togati a Palazzo dei Marescialli. Non per una comunanza di idee, ma con lo scopo, preciso, di difendere la magistratura dagli attacchi ormai più nemmeno troppo velati sferrati dal governo. Un po’ com’era successo con il caso Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin evaso dai domiciliari, che ha spinto il guardasigilli a “indagare” sulle toghe milanesi. Le opinioni sul comportamento di Apostolico non sono unanimi. C’è chi, pur avendo invocato la pratica a tutela, non approva né il merito della decisione né la scelta della giudice di partecipare alla manifestazione sul molo di Catania cinque anni fa, quando nemmeno si occupava di immigrazione.

Ma un concetto è chiaro ed è stato evidenziato dal segretario nazionale dell’Anm Salvatore Casciaro, in quota Magistratura Indipendente: “C’è stata un’aggressione violenta e personale della collega dal momento che ha disapplicato il decreto per contrasto con le norme comunitarie - ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera -. E ancora non c’era alcun video” che testimoniasse la sua presenza alla manifestazione. L’appartenenza culturale di Casciaro non è secondaria, dal momento che MI - considerata vicina al governo, tanto da rappresentare la maggioranza delle toghe fuori ruolo a via Arenula - è l’unica corrente a non aver sottoscritto la richiesta di pratica a tutela, pratica che approderà in prima commissione la prossima settimana. Una scelta dettata dalla necessità di “non fare politica”, ma anche di non blindare la pratica, come aveva chiarito il segretario Angelo Piraino. Di certo, qualora la questione dovesse arrivare in plenum, a votare contro saranno i laici di centrodestra. Convinti non solo che Apostolico avrebbe dovuto astenersi dal trattare la questione, ma anche dal lavorare in un settore come quello dell’immigrazione. Non c’è stato, però, il paventato scatto in avanti per richiedere un trasferimento per incompatibilità ambientale, così come ipotizzato da Repubblica nei giorni scorsi. Allo stato, infatti, in segreteria non risulta depositata alcuna richiesta. E anzi la sensazione, si sussurra tra i togati, è che i laici provino a prendere tempo, nella speranza che la pratica non arrivi in Consiglio prima che Nordio faccia le sue mosse.

In plenum sarà battaglia, ma la sensazione, spiega un togato, è che alla fine Magistratura Indipendente possa votare assieme agli altri colleghi. “Se la pratica arriverà in Consiglio - spiega una fonte - dovremo votare un testo pacato, composto, istituzionale, che non metterebbe in difficoltà MI. Ciò che conta è prendere posizione, per guardare avanti, non indietro”. Molti togati sono decisi, comunque, ad approfittare della situazione per affrontare due questioni in un colpo solo: difendere, da un lato, l’indipendenza della magistratura, che non può fare da “stampella” alle politiche del governo, e chiarire, dall’altro, anche cosa comporti per le toghe, al tempo dei social, l’obbligo di apparire indipendenti, oltre che esserlo. “Credo che il tema dei limiti ai comportamenti del magistrato vada certamente affrontato, anche al nostro interno”, ha detto in una recente intervista a La Stampa Alessandra Maddalena, di Unicost, vicepresidente dell’Anm. Ma “scavare nel passato di un giudice è un’operazione preoccupante - ha aggiunto -. Temo diventi un metodo”. Insomma, il clima è quello della caccia alle streghe. E le differenze correntizie sembrano destinate a non contare più.

Nel frattempo sono decine le firme raccolte in un documento che esprime solidarietà alla giudice catanese. Dal giurista Luigi Ferrajoli all’ex magistrato Livio Pepino, passando per il giudice Riccardo De Vito e decine di docenti, avvocati, giornalisti e attivisti, i firmatari - al momento oltre un centinaio - denunciano “un’aperta aggressione a due fondamentali principi della Costituzione repubblicana”. Da un lato, il principio della separazione dei poteri e dell’indipendenza della giurisdizione, dal momento che il potere politico, anziché criticare nel merito il provvedimento, finisce per aggredire chi lo ha emesso “con insulti e minacce dotate di una carica intimidatoria senza precedenti”. Dall’altro, la libertà di riunione di Apostolico, aggredita “con l’ausilio di un’illegittima operazione di dossieraggio”.

È evidente, prosegue il documento a suo sostegno, “che questa seconda aggressione, mirata oggi contro Iolanda Apostolico, minaccia potenzialmente l’esercizio dei diritti politici di tutti e tutte”. Ma non solo: lo stupore e lo sdegno per la mancata convalida dei provvedimenti di trattenimento “fanno supporre che i nostri governanti ne ignorino l’ovvia legittimità e normalità e diano per scontata la subalternità dei magistrati, in deroga a quei due limiti costituzionali, ai poteri sulle libertà dei migranti comunque esercitati dalle forze di polizia dipendenti dal potere esecutivo”.