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di Iuri Maria Prado

L’Unità, 20 luglio 2023

Il dato vero è che il 70% degli intervistati pensa che le toghe utilizzano in modo improprio i loro poteri per danneggiare partiti e politici. Quanto fa 21 + 32 + 18? Pressappoco dovrebbe fare 70 (71, dicono i precisi). C’è caso però che il numero sia spiacevole per eccesso, e allora si taglia: via quel 18, ed ecco un più confortevole 53. Aspetta che spieghiamo.

L’altra sera, a La7, trasmettono i risultati di un sondaggio, commissionato dal Tg di Enrico Mentana, sul giudizio degli italiani a proposito di “magistratura e politica”. La domanda rivolta agli intervistati è questa: “Ritiene che in Italia capiti che la magistratura utilizzi in modo improprio i suoi poteri per danneggiare qualche politico o qualche partito?”. Il 21% dice sì, spesso. Il 32% dice sì, a volte. E siamo a quel 53. Poi c’è un 18% che dice che la magistratura fa quella roba lì, cioè utilizza in modo improprio i suoi poteri per fottere esponenti e partiti politici, ma “raramente”.

Siccome il dato è fortino (per sette su dieci l’attività politica è più o meno frequentemente sotto schiaffo giudiziario), allora sposti quel 18% e lo metti insieme ai “no”, il risicato 29% rappresentato da quelli per cui la magistratura non fa mai nulla del genere. E fai a quel punto due gruppi, a rappresentare un’opinione pubblica pressoché equamente suddivisa tra quelli che ritengono esistente l’abuso giudiziario in campo politico (53%) e quelli di orientamento diverso (47%): col dettaglio, appunto, che quest’altro gruppo comprende il 18% convinto che la magistratura usi in modo indebito i propri poteri, per quanto “raramente”.

Ora, d’accordo che i numeri sono come il tegumento di quelle parti innominabili, che giri e rivolti un po’ come vuoi: ma si ammetterà che considerare “raro” l’abuso politico-giudiziario denuncia un convincimento poco compatibile con quello di chi ritiene che invece non succeda “mai”. Per dire: se faccio un sondaggio sulle partite truccate e un 18% mi risponde che gli arbitri sono corrotti, la precisazione che il fenomeno è “raro” non dovrebbe tranquillizzarmi, né dovei essere indotto a usare il dato per rimpolpare quello complessivamente piccino costituito dai pochi convinti che le partite sono sempre regolari.

Dice: vabbè, ma tutto questo pippone per quattro numeri rimaneggiati? Sì, perché quella rappresentazione sghemba serviva a confezionare il risultato di una società pressoché equilibratamente “divisa sui rapporti tra politica e magistratura” (così l’impassibile conduttrice, Marianna Aprile, che si è ciucciata l’adulterazione di quel 47% con un 18% che in realtà stava dall’altra parte, cioè tra quelli che ritengono che i magistrati, sia pur raramente, attentano al sistema democratico rappresentativo). Che uno dice ancora: ma è solo una trasmissione televisiva, che casino stai montandoci sopra!

Eh no: perché dietro, sotto e sopra quel sondaggio c’è un fatto grosso come una casa. E cioè che gli italiani, che pure non amano “la politica”, sono tuttavia convinti in stragrande maggioranza (settanta per cento, appunto) che la magistratura abbia in modo illegittimo molestato rappresentanti e partiti politici. Un settanta per cento che, gioco forza, non sta tutto a destra né tutto a sinistra: e che trasversalmente sottoscriverebbe le riforme dell’amministrazione della giustizia che “la politica” esita a mettere in campo e che la reazione giudiziaria ostacola con pervicacia.