sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Federico Capurso e Francesco Grignetti

La Stampa, 14 settembre 2023

Dall’asse con Von der Leyen ai rapporti con Tunisi: il Capitano all’assalto dell’alleata. La Lega spera nel Viminale tra nuove norme e il ritorno dei decreti sicurezza: “Siamo soli”. Che la Lega sia entrata in modalità “combat” è evidente da giorni. E se il bersaglio apparente è l’Europa che “ci lascia soli”, come da copyright di Matteo Salvini, in tutta evidenza quel che i leghisti vogliono terremotare è il feeling, già difficile di suo, tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen. Il gran vanto della premier, per dire, ovvero l’accordo stretto con la Tunisia per contenere la spinta migratoria verso l’Italia, ecco, per Salvini è solo un clamoroso fallimento.

È uno schiaffo durissimo, quello del leader della Lega, alla propaganda della premier e alleata: “Seimila migranti, con 120 barconi arrivati nelle ultime ore, sono il segno che il problema arriva dalla Tunisia - sottolinea Salvini parlando alla sede della stampa estera -. Manca il controllo del territorio, mi sembra evidente”. Dice anche di più: “Quello che sta succedendo a Lampedusa e a Strasburgo è solo il fallimento dell’Europa e dell’accordo con i socialisti. Quando ti arrivano 120 mezzi non è un episodio spontaneo, ma un atto di guerra”. E, aggiunge, alludendo al regime tunisino e a informazioni di intelligence: “Sono convinto che ci sia una regia dietro questo esodo. Ne parleremo pacatamente in seno al governo, ma non possiamo assistere ad altre scene simili. Credo che dietro gli sbarchi ci sia un sistema criminale organizzato a cui si deve rispondere con tutti i mezzi a disposizione. Nessuno escluso”.

Ora, che il governo italiano sia sgomento sotto l’ondata di arrivi dalla Tunisia è evidente. Persino un moderato come Antonio Tajani alza la voce. “Von der Leyen - spiega il ministro degli Esteri - ha detto che siamo vicini a un accordo, ma non c’è più tempo. Bisogna implementare tutti gli accordi che sono stati fatti, applicare il memorandum sottoscritto con la Tunisia”.

Non è solo rabbia, però, quella leghista. È anche un cambio di paradigma. Se è fallito l’accordo con la Tunisia, il fiore all’occhiello di Meloni, allora tutta la politica migratoria della premier può essere archiviata. Anzi, sostituita. “L’Europa ci ha lasciato da soli e dobbiamo ragionare su come affrontare il problema da soli. Lo abbiamo già fatto in passato e se la strada da percorrere è quella, la ripercorreremo”. Né poteva mancare un accenno alla “sua” ricetta alternativa, che passa per una fusione di tutte le forze sovraniste. “Con Marine Le Pen all’Eliseo sarebbe molto più facile trovare una soluzione alla questione dei migranti. Il problema è difendere i confini a Sud, non se prendere in carico o meno in carico i migranti”.

Insomma, si può e si deve tornare alla politica dei porti chiusi, amarcord dei fasti salviniani, e ai decreti sicurezza. Dice il fedele deputato leghista Igor Iezzi, che al mattino aveva interpellato il ministro Matteo Piantedosi su che cosa intenda fare con i minori stranieri non accompagnati: “Ci era stato promesso un decreto ad hoc entro settembre. Io ci conto ancora”. È quel decreto che dovrebbe rovesciare le norme sui giovanissimi stranieri non accompagnati, presumendo la loro maggiore età e non il contrario. Oppure il rimpatrio di quelli sotto processo, cancellando il loro diritto ad essere presenti al dibattimento (sostituito da una ipotetica videoconferenza).

Salvini stesso, al Tg1, allude al decreto tanto atteso, che è in buona parte farina del sottosegretario leghista Nicola Molteni, un altro suo fedelissimo: “Dobbiamo organizzarci, tornare a decreti sicurezza che siano ancora più rigorosi. Io, più che andare a processo per aver bloccato gli sbarchi da navi straniere non sono riuscito a fare. Vedremo di essere ancora più incisivi”. Ma la nuova postura leghista era chiara già dal giorno precedente, quando l’europarlamentare leghista Annalisa Tardino aveva descritto a Bruxelles il Memorandum con Tunisi in questi termini: “Oggi ci illudiamo che sia un’azione degna di nota, ma nel frattempo dalla Tunisia arriva l’invasione. Per ora, tante passerelle e zero risultati”.

Ieri Salvini, parlando alla stampa estera, era stato addirittura irridente nei confronti della premier e dei suoi risultati in politica estera: “Penso che Giorgia stia facendo il possibile e l’impossibile. Sta contattando Von der Leyen, il G7, il G20, il G35. Se l’esito delle vie diplomatiche è Francia e Germania che dicono “tanti saluti e io chiudo”, siamo effettivamente da soli”.

La questione, insomma, va molto al di là di quel decreto che non è più in cima all’agenda del governo Meloni e dell’emergenza migranti, su cui pure Salvini avrebbe le idee chiare. Il nodo è strategico. E dato che il coordinamento della politica migratoria è stato avocato a palazzo Chigi e sottoposto alla regia dell’odiato Alfredo Mantovano, è ancora più chiaro qual è l’obiettivo dell’assalto leghista. Di cui discuteranno in un prossimo consiglio dei ministri. Ma “pacatamente”, chiaro.