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di Fiorenza Sarzanini

Corriere della Sera, 14 febbraio 2024

Esasperare il clima rischia di innescare una spirale di contrapposizione dalle conseguenze imprevedibili. Era davvero necessario fermare i manifestanti di Napoli con i manganelli? Non si poteva evitare quanto accaduto al sit-in, nato come una protesta pacifica, e poi degenerato in uno scontro tra poliziotti e attivisti con feriti e teste spaccate? “Volevamo soltanto affiggere uno striscione per protestare contro Israele e la scelta di non parlare di Gaza durante Sanremo”, dicono i rappresentanti dei gruppi che si sono dati appuntamento a Fuorigrotta. “Hanno cercato di forzare il presidio e non potevamo rischiare che entrassero nella sede della Rai”, rispondono dal dipartimento di pubblica sicurezza. Saranno le verifiche già avviate dalla questura e dai magistrati a stabilire che cosa sia accaduto.

Scorrendo i filmati emerge però una tensione esasperata, un uso della forza che appare eccessivo. Le forze dell’ordine hanno l’obbligo di proteggere le sedi istituzionali, dunque era indispensabile un presidio così schierato. Però i cancelli della Rai erano chiusi, gli attivisti erano tutti a volto scoperto senza mazze né bastoni, soprattutto non avevano espresso alcuna intenzione di andare oltre l’esibizione dello striscione contro Israele e “sfondare” il cordone degli agenti in tenuta antisommossa. La polemica cominciata a Sanremo sulle esternazioni degli artisti - prima Ghali, Dargen D’Amico e altri - che hanno voluto esprimere il proprio pensiero sulla guerra in Medio Oriente, su quanto sta accadendo a Gaza e sulle politiche migratorie si è spostata nelle piazze. I tentativi di reprimerla possono avere gravi effetti collaterali. Esasperare il clima rischia di innescare una spirale di contrapposizione dalle conseguenze imprevedibili. Per questo non si deve trasformare ogni contestazione in un problema di ordine pubblico. E per questo va sempre tenuto a mente che in una democrazia forte bisogna far rispettare le leggi, ma non si deve temere chi esprime il proprio dissenso.