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di Martina Trivigno

Il Tirreno, 9 aprile 2022

I detenuti, in collaborazione con la Lav, hanno salvato 588 animali dalla macellazione. La grazia. I detenuti l’hanno chiesta a gran voce per quegli animali che accudiscono e che una voce non hanno. Ormai li chiamano per nome e sentono il dovere di proteggerli. Il lavoro di squadra ha fatto il resto ed eccoli, tutti a bordo di una moderna Arca di Noè - guidata dai volontari della Lav, la Lega anti-vivisezione - che li ha messi in salvo.

Sull’isola-carcere di Gorgona, fino al 2020, venivano allevati e macellati centinaia di animali ogni anno. Vitelli, maiali, conigli, galline, pecore, capre, asini e cavalli. Ma per Carlo Mazzerbo, direttore della casa circondariale di Livorno e Gorgona, l’idea di un mattatoio su un’isola-carcere - l’isola dei diritti - strideva. Così in collaborazione con la Lav e il Comune è cominciato un percorso per salvare questi animali. E in 588 sono scampati alla morte. “Se da una parte i costi per l’attività zootecnica erano altissimi, i ricavi erano davvero ridotti: a fronte di una spesa di 120mila euro, il ricavo era di circa 30mila - spiega Mazzerbo. A questo dobbiamo aggiungere il dispiacere, per i detenuti, di portare gli animali al macello. Quegli stessi di cui si erano presi cura. L’onorevole Vittorio Ferraresi, allora sottosegretario alla Giustizia, ha avuto un ruolo centrale per la chiusura del mattatoio”. La Lav coglie la palla al balzo e le attività di rieducazione dei detenuti sono riprese in chiave etica e ambientale, valorizzando la relazione tra uomini e animali. E proprio da qui è nato il libro “Animali che salvano l’anima. L’esperienza nel carcere di Gorgona (Carmignani Editrice)”, realizzato grazie al laboratorio di scrittura creativa con i detenuti, curato da Prita Grassi e Giovanni De Peppo e che sarà presentato sabato 9 aprile, alle 10,30, proprio a Gorgona.

Il protocollo d’intesa fra casa circondariale, Comune di Livorno e Lav prevede che 588 animali siano salvati dalla macellazione, ripresa nel 2015, e anche lo smantellamento del mattatoio dentro al carcere. E, di conseguenza, la ricerca di una nuova casa per circa 450 animali che dovranno andare via man mano dall’isola (per il momento saranno accolti nel centro di recupero per animali di Semproniano); gli altri 130, invece, resteranno a Gorgona, curati dai detenuti con un programma di relazione del dipartimento di diritto penitenziario dell’Università Bicocca di Milano. Uno studio sul rapporto uomo-animali che coinvolge la novantina di detenuti che al momento si trovano sull’isola. “Il nostro obiettivo è quello di rendere Gorgona una comunità legata al territorio - sottolinea Mazzerbo che, per la prima volta, è arrivato a Gorgona nel 1989 -. Qui i detenuti sono impegnati in lavori utili per sviluppare un senso di comunità, puntando alla responsabilizzazione dei detenuti. Noi dobbiamo lavorare sui valori: Gorgona è un posto molto bello, ha qualità e potenzialità che nessun altro ha. C’è un orizzonte ampio, sole, mare. E il connubio uomo-natura ha un impatto importante su chi arriva qui. Soprattutto su quelle persone con difficoltà a gestire la rabbia o a esprimere le emozioni. E partendo dal rispetto degli ultimi, si rispettano i diritti di tutti”.