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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 27 marzo 2024

Negli Usa negati i diritti fondamentali: il fondatore di Wikileaks può fare appello. Julian Assange può tornare a sperare. La procedura di estradizione verso gli Stati Uniti come richiesto dalle autorità d’oltreoceano è stata sospesa. Ieri l’Alta Corte della Gran Bretagna ha deciso di rimandare ulteriormente la sentenza da cui dipende la sorte del fondatore di Wikileaks, un esito insperato nell’entourage di Assange dove regnava il più cupo pessimismo. I giudici Victoria Dame e Sharp Johnson hanno infatti stabilito che gli Stati Uniti devono fornire diverse garanzie relative al trattamento del prigioniero, in caso contrario Assange potrebbe presentare appello alla medesima Corte.

Questo il punto centrale della controversia: i togati inglesi vogliono che le autorità statunitensi forniscano l’assicurazione che il giornalista australiano, oggi 52enne, sarà protetto e autorizzato beneficiare del Primo Emendamento, che garantisce la libertà di parola negli Stati Uniti; che non venga considerato come un pregiudicato in un eventuale processo a causa della sua nazionalità; e che non rischierà la pena di morte nel caso in cui venga condannato. I giudici britannici hanno concesso tre settimane agli americani per rispondere, dopodiché tutto potrebbe essere deciso definitivamente con un’udienza finale da svolgersi presumibilmente il 20 maggio.

“Se verranno fornite garanzie, daremo alle parti l’opportunità di presentare ulteriori osservazioni prima di prendere una decisione finale”, ha comunicato il giudice Dame, “se non verranno date garanzie, concederemo il permesso di ricorrere in appello (contro l’estradizione ndr.) senza un’ulteriore udienza”, si può leggere nella sentenza emessa dalla Corte.

Tuttavia, i giudici hanno respinto alcune delle motivazioni alla base della richiesta di appello, tra cui le argomentazioni di Assange secondo cui sarebbe stato perseguito dal Dipartimento di Stato Usa a causa delle sue opinioni politiche. Se il suo ultimo tentativo di fermare il trasferimento negli Stati Uniti non venisse accolto, Assange avrà esaurito tutte le vie legali nel Regno Unito. L’unica opzione rimasta sarebbe a quel punto portare il suo caso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

La moglie di Assange, Stella Moris, ritiene in ogni caso “assurdo” che gli Usa debbano fornire garanzie che la stessa sentenza dei giudici londinesi ha indicato come assenti: “È un perseguitato politico e rischia la pena di morte. L’amministrazione Biden non dovrebbe fornire garanzie di nessun tipo. Dovrebbero al contrario abbandonare questo caso vergognoso, che non avrebbe mai dovuto essere portato avanti”. Le accuse nei confronti Assange sono note, gli Stati Uniti ritengono che la pubblicazione da parte di Wikileaks, tra il 2010 e il 2011, di centinaia di migliaia di documenti classificati, in particolare sulle operazioni militari in Afghanista e Iraq si configuri come un atto di spionaggio.

Gli avvocati difensori sottolineano che per un simile reato (si è fatto ricorso all’obsoleto Espionage act) si rischiano fino a 175 anni di carcere. Ma alcune imprecisate fonti del governo di Washington ritengono più verosimile una condanna “leggera”, tra i quattro e i sei anni. I legali che rappresentano il governo americano hanno comunque richiesto l’estradizione per il reato di spionaggio, in quanto le azioni di Assange avrebbero messo in pericolo la vita di diversi collaboratori e informatori sotto copertura in teatri di crisi dove erano coinvolti gli Usa.

Durante l’udienza di febbraio alla quale Assange non ha presenziato per motivi di salute, il team dei suoi difensori ha sostenuto invece che il giornalista è stato preso di mira per la rivelazione di crimini a livello statale e che la sua punizione è politicamente motivata. Nel 2021, l’Alta Corte ha stabilito che Assange poteva essere estradato, respingendo le affermazioni secondo cui la cattiva salute mentale lo avrebbe potuto indurre a togliersi la vita nelle carceri statunitensi.

L’anno successivo la Corte Suprema del Regno Unito ha confermato la decisione, gli avvocati hanno così portato il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma è stato archiviato senza un’udienza. Intanto il parlamento australiano ha approvato una mozione che chiede al Regno Unito e agli Stati Uniti di rilasciare Assange, anche se questo atto non ha valenza legale per nessuno dei due governi.