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di Sabrina Provenzani

Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2023

Secondo un sondaggio, l’immigrazione illegale è fra le prime preoccupazioni degli elettori Tories, quindi il partito punta sul pugno duro, anche se la norma viola trattati internazionali ed è palesemente discriminatoria. Il nuovo disegno di legge britannico sull’immigrazione, Illegal Immigration Bill, presentato alla Camera dei Comuni il 7 marzo dalla ministra dell’Interno, Suella Braverman, si basa sulla premessa che chiunque tenti di raggiungere le coste britanniche attraversando la Manica su imbarcazioni improvvisate, e gestite da scafisti, è un immigrato illegale.

Di conseguenza, il ministro ha mandato di “rimuoverlo quanto prima possibile dal territorio”: è previsto un periodo di detenzione fino a 28 giorni in centri ancora da creare - si parla di requisire e riadattare caserme allo scopo - e poi la deportazione in Rwanda, con cui il governo in questo senso ha un accordo mai implementato per obiezioni legali - o in altro stato terzo. Non solo: ogni richiesta di asilo politico verrebbe considerata inammissibile a prescindere, ed a vita.

Ora, i problemi di un approccio cosi evidentemente ideologico sono moltissimi. Il Guardian qui elenca le possibili violazioni del diritto internazionale. È insomma altamente probabile che questa legge da bava alla bocca, anche se approvata da un parlamento dove i Conservatori, malgrado la profonda crisi in cui versano, hanno ancora un’ampia maggioranza ereditata dalle elezioni per 2019, venga fermata in sede di ricorso legale, non solo per le violazioni dei principali trattati internazionali sui diritti umani ma anche per l’evidente e indiscriminato intento discriminatorio, visto che circa la metà degli sbarcati l’anno scorso venivano da paesi in guerra come Siria, Afghanistan, Etiopia, Sudan e quindi hanno, in linea di principio, diritto ad asilo politico.

Il governo sostiene che la legge non viola il diritto internazionale, ma lo aveva detto anche per lo schema di deportazione in Rwanda. È quindi lecito pensare ad una manovra principalmente politica; secondo un recentissimo sondaggio, l’immigrazione illegale è fra le prime preoccupazioni degli elettori Tories. Il partito è in grave crisi di consenso a livello nazionale e, se vogliamo credere ai sondaggi, perderà malamente le elezioni del 2024 contro il Labour di Keir Starmer: ha quindi buon gioco ad alzare la posta e, in caso di no dei tribunali, a dare la colpa a fantomatici “avvocati di sinistra’, corti europee o giudici nemici del popolo. Siamo a questo livelli di cinica propaganda? Direi proprio di sì: guardate il degrado della comunicazione della Braverman, che evoca pubblicamente a prospettiva inesistente di una invasione di 100 milioni di persone.

Quanto alla fattibilità del piano, ricordiamo che i ‘deportabili in linea di principio’ sono già 160mila, e insomma servirebbe un paese terzo molto grande e ben attrezzato per ospitarli tutti.

Malgrado la scarsa fattibilità del progetto, il primo ministro Rishi Sunak approfitta di ogni occasione per mostrarsi inflessibile sull’immigrazione ‘illegale”: oggi è in Francia per siglare, insieme ad altri accordi, un nuovo contratto con i francesi, che da anni ricevono milioni per pattugliare le coste e intercettare i barconi diretti nel Regno Unito dalla Francia.

Finora ha evidentemente funzionato malissimo e per il 2023 sono previsti 80mila sbarchi. Ma appunto mostrarsi durissimi verso dei poveracci in fuga da orrori di cui a volte l’occidente è anche complice è una scommessa elettorale che dal punto di vista del partito in rotta vale la pena giocare, invece di dedicare risorse sia all’accoglienza che al contrasto allo sfruttamento dei migranti e delle gang di scafisti che con quello si arricchiscono. Questioni di priorità.