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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 19 gennaio 2024

Su impulso del premier britannico il parlamento approva il Safety of Rwanda Bill che prevede il controverso trasferimento degli immigrati sbarcati illegalmente. Ora il primo ministro britannico Rishi Sunak ha bisogno dell’appoggio di tutto il suo partito perché all’esame della Camera dei Lord dovranno sostenere il suo disegno di legge su un piano di espellere richiedenti asilo in Ruanda. Il provvedimento, per la prima volta presentato da Boris Johnson nel 2022, è già passato alla Camera dei Comuni con una comoda maggioranza di 44 voti dopo che una rivolta tra i tories, che sembrava profilarsi dietro le quinte ad opera di alcuni deputati che volevano norme ancora piu dure, si è in gran parte dimostrata infondata. Sunak però non avrà la possibilità di dormire sonni troppo tranquilli e i segnali circa una dura opposizione sono già arrivati in maniera copiosa.

Per questo il primo ministro ha esortato la Camera dei Lord “a fare la cosa giusta” sostenendo la sua legislazione e parlando ieri a Downing Street, Sunak ha affermato che l’approvazione del disegno di legge è “una priorità nazionale urgente”. I conservatori per il capo dei Tories devono “attenersi al piano” perché la massima priorità è quella di “fermare le barche” di migranti. Ora rimane una questione di non piccola importanza e cioè capire quando, una volta approvata la legge, potrebbero partire i voli diretti verso il Ruanda, un quesito al quale però il premier non ha dato nessuna risposta. Sunak ha fatto della politica sull’immigrazione, il fulcro della sua premiership.

Secondo il piano, i migranti che attraversano la Manica su piccole imbarcazioni sarebbero oggetto di una vera e propria deportazione in un paese straniero. Ma una versione precedente del provvedimento è stato dichiarata illegale dalla Corte Suprema nello scorso novembre. Il nuovo disegno di legge dunque potrebbe arenarsi alla Camera dei Lord, ma anche in caso contrario è probabile che debba affrontare una serie di ulteriori sfide legali. Ad esempio l’ex revisore indipendente della legislazione sul terrorismo, Lord Carlyle, ha avvertito che è “un passo verso il totalitarismo” per i ministri porsi al di sopra dei tribunali.

A questo proposito uno degli ostacoli maggiori risiede nell’articolo 39 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che è stata introdotta nel diritto britannico nel 2000 attraverso la legge sui diritti umani. Ai sensi dell’articolo della CEDU, la Corte di Strasburgo può imporre misure cogenti ai suoi firmatari qualora decida che esiste una minaccia per la vita o il rischio di maltrattamenti. Ciò significa che il tribunale potrebbe imporre ingiunzioni temporanee di emergenza sulle espulsioni dei richiedenti asilo in Ruanda, come ha fatto nel giugno di due anni fa quando il primo volo di linea per il Ruanda è stato bloccato.

Il primo ministro ha affermato, tuttavia, che esiste una clausola contenuta nel disegno di legge sul Ruanda che consente al governo di aggirare questo dispositivo. Sunak ha spiegato che: “Il disegno di legge contiene specificamente un potere che chiarisce che i ministri sono quelli che prendono queste decisioni”. In questo senso il Parlamento gli ha dato ragione.

Non certamente i Laburisti che non hanno lesinato critiche. Stephen Kinnock ha affermato che il governo dovrebbe lavorare con i partner europei per “perseguire le bande criminali” che trafficano di esseri umani piuttosto che “inseguire espedienti da prima pagina” come la politica di Sunak sul Ruanda. Un concetto ribadito anche dal leader dei liberali Ed Davey secondo il quale: invece di affrontare le questioni del costo della vita e i problemi del sistema sanitario nazionale, il governo è stato “troppo impegnato a combattere su una politica impraticabile e costosa che è destinata a fallire”.