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di Luigi Manconi e Marica Fantauzzi

La Repubblica, 19 aprile 2024

Sul Guardian in questi giorni è stata pubblicata la storia di Glodi Wabelua, con il titolo: “Da piccolo spacciatore a trafficante di esseri umani. La legge sulla schiavitù moderna sta dando la caccia alle persone sbagliate?” Il pezzo, firmato dallo scrittore Francisco Garcia, parte da un fatto di cronaca che a prima vista non ha nulla di straordinario: nel 2014 cinque adolescenti di Londra vengono arrestati dalla polizia per aver spacciato qualche grammo di droga di tipo A (secondo la classificazione della legge britannica vi rientrano sostanze come la cocaina).

Grazie al loro arresto, però, la polizia rintraccia un giro di spaccio più grande che vede coinvolto, tra gli altri, un ventenne inglese originario della Repubblica Democratica del Congo, Glodi Wabelua. Viene condannato per spaccio e, mentre è detenuto, la polizia lo informa che è contestualmente accusato di traffico di essere umani.

Era la prima volta che in Gran Bretagna il Modern Slavery Act (atto legislativo del 2015 che raggruppa tutte le leggi su tratta e schiavitù) veniva utilizzato in questo senso. L’accusa, in sostanza, è che quegli adolescenti erano stati adescati da Wabelua e altri per smerciare droga sulle strade. Da qui l’ipotesi di reato: traffico e sfruttamento di esseri umani. Secondo gli esperti che si sono espressi sul caso sia sul Guardian che sul New York Times, il Modern Slavery Act negli anni è stato interpreto in chiave anti-migratoria, con una serie di gravi conseguenze anche sul piano giudiziario. “La distinzione fra vittime e carnefici - tra schiavi e padroni - in queste situazioni è particolarmente difficile da provare, almeno non in maniera efficace. In alcuni casi - dice la professoressa Insa Koch al Guardian - c’è un organo dello Stato che è convinto che un giovane sia stato oggetto di traffico di essere umani, mentre un altro afferma che è egli stesso un trafficante e che quindi va condannato”.

Secondo il New York Times questi sono gli effetti della normativa di un paese in cui i due principali partiti politici hanno come assoluta priorità la lotta al crimine, tramite l’allungamento delle pene e la costruzione di nuovi istituti penitenziari. Ma, soprattutto, tramite l’ampliamento di politiche “stop and frisk” (ferma e perquisisci) e procedimenti penali “joint enterprise” (impresa comune), in cui le persone possono essere raggruppate e accusate per crimini commessi da altri. E, conclude il NYT, le persone afrodiscendenti son quelle che maggiormente subiscono gli effetti di queste politiche. Garcia decide di scrivere il pezzo quando si accorge che quel giovane ventenne che appare su un video di Youtube intento a raccontare la sua esperienza nel sistema penale inglese, è il bambino timido con cui andava alle elementari.

Garcia rintraccia il suo vecchio compagno di scuola Wabelua nel 2022, quando è da poco uscito di galera con una serie di prescrizioni severissime: non può avere un contratto di lavoro senza l’approvazione delle autorità, non può avvicinare minori, non può avere contatti sui social con persone al di sotto dei 18 anni di età, non può avere una relazione senza notificarlo alle forze di polizia.

Tra le domande che escono fuori dal loro colloquio ce ne è una di sconcertante drammaticità: Wabelua racconta la sua storia tra abbandono scolastico, precoce consumo di droghe, vita di strada e primo impatto con la carcerazione a soli 14 anni. A 28 anni è uscito di prigione - questa volta per non tornarci mai più, spera - ma si chiede: se a 14 anni invece di essere sbattuto in una cella buia fossi stato considerato vittima da tutelare, anziché criminale da punire, qualcosa nella mia vita sarebbe cambiato?

“Wabelua mi ha detto che per lungo tempo la sua esistenza gli è sembrata una concatenazione di diverse fasi che si rincorrevano senza forma l’una nell’altra. Una graduale disintegrazione della sua adolescenza e una lunga e stagnante permanenza in carcere con brevi parentesi di libertà. Oggi dice che sa di aver sbagliato ma, in fondo, quella era l’unica vita che conosceva”.