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di Tiziana Maiolo

L’Unità, 24 maggio 2023

Gli studenti dell’Università della Calabria invitati a dare “sostegno alle inchieste giudiziarie” del procuratore di Catanzaro. Se voleva essere ricordato come il successore di Giovanni Falcone, Nicola Gratteri ci è riuscito. E da vivo. Non per il successo delle sue inchieste, su cui almeno per un giorno si può stendere un velo pietoso, ma perché, proprio nell’anniversario della strage di Capaci, il procuratore di Catanzaro viene portato in giro come la madonna pellegrina (e con il suo ultimo libro) e come l’eroe della lotta alla mafia.

Celebrazioni in terra di Calabria che assumono le vesti di una sorta di “concorso esterno” per sostenere il processo Rinascita Scott. È reduce da un pellegrinaggio in Puglia, il procuratore, che segue a quello in Lombardia e forse ad altri che ci sono sfuggiti. Sempre con il libro tra le mani, quasi un breviario. E ovunque osannato dai suoi seguaci. Nella città di Martina Franca per esempio il sindaco del Pd, che nel comunicato sull’evento esibisce la foto di un Gratteri con vent’anni di meno, ha bloccato nella giornata di ieri piazze e strade, deviando gran parte del traffico del centro cittadino, per il passaggio della processione gratteresca. “Sarà una giornata sicuramente indimenticabile per tutti noi”, hanno dichiarato il primo cittadino Gianfranco Palmisano e l’assessore alle attività culturali Carlo Dilonardo. Non si conosce l’opinione del collega alla viabilità, e soprattutto dei cittadini, mentre venivano chiuse al traffico una serie di strade e veniva posto divieto di sosta con rimozione a una serie di altre. Neanche stessero arrivando Capi di Stato.

Ma se quello che abbiamo appena descritto pare folclore, quello che è stato annunciato per la giornata di oggi a Rende, nella prestigiosa Università di Rende, sulle colline di Arcavacata, dovrebbe preoccupare le massime istituzioni dello Stato e la stessa tenuta della democrazia. Le polemiche politiche a ogni anniversario del 23 maggio con l’uccisione di Giovanni Falcone, piuttosto che del 19 luglio con la morte di Paolo Borsellino, sono all’ordine del giorno. L’anno scorso sulla croce sono finiti il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani perché non erano andati nelle piazze a gridare di non essere amici di Dell’Utri e di Cuffaro. E la stessa Maria Falcone era stata in seguito criticata per aver finalmente accettato di collaborare, con la sua Fondazione, con il sindaco di Palermo.

La Calabria pare lontana dalle polemiche, lì solo celebrazioni. E all’interno dell’Università della sua università più prestigiosa e di un corso di “Pedagogia dell’antimafia” è stata organizzata una giornata di studio con la presenza di due personaggi molto famosi. Al mattino si confronterà con i trecento studenti previsti Luigi De Magistris. Non come leader politico, e neanche come ex sindaco di Napoli piuttosto che come candidato sconfitto delle elezioni regionali. Ma come ex pm della Dda calabrese. Sorprendente. Servono commenti sull’esperienza giudiziaria del dottor De Magistris in Calabria, su come è cominciata e su come è finita? Non servono.

Ma se questo è l’antipasto, il piatto forte è quello del pomeriggio. Per l’arrivo del procuratore Gratteri non occorrerà bloccare piazze e strade, visto che lui è super-scortato e passa ovunque con la forza di un carro armato. Al suo fianco, la presenza costante dello studioso che scrive con lui sul fenomeno della ‘ndrangheta, dimostra che si tratti anche oggi dell’ennesima presentazione dell’ultimo libro. Ma l’anniversario di Capaci c’è, e la presentazione dell’incontro ha l’aspetto della lectio magistralis anche se non formalmente. Parlano gli esperti, gli studenti ascoltano. Chissà se, visto che non siamo a un corso di giurisprudenza ma di pedagogia, qualcuno illustrerà ai trecento ragazzi i fondamenti dello Stato di diritto e le regole del processo. Chissà, perché la presenza del Rinascita Scott che si sta celebrando a ottanta chilometri di distanza, nell’aula bunker di Lamezia, si fa sentire, eccome. Tanto che dalla stessa università viene esplicitato il duplice scopo dell’incontro. Da un lato il nobilissimo intento di coltivare la memoria anche come strumento pedagogico e per la formazione critica del pensiero. Il che dovrebbe portare come conseguenza, e secondo scopo del momento d’incontro con due pubblici ministeri, la capacità di coltivare il dubbio. Questo dovrebbe essere il “la” da offrire ai giovani. Questo il bravo pm dovrebbe porgere agli studenti, anche per allargare il pensiero alla logica, il concetto di “ipotesi” da contrapporre a quello di “sintesi”. L’ipotesi dell’accusa nel processo, la dialettica con la difesa e la sintesi della sentenza.

Che cosa succede invece? Succede che, prima di tutto, si dà per scontato proprio quel che quest’anno si cerca di superare a Palermo e che determinò il sostanziale fallimento delle commemorazioni del 23 maggio 2022. E cioè che ci sia un allentamento nella lotta alle mafie, solo perché ci sono, sul piano nazionale e in Sicilia anche regionale, governi di centrodestra. E quindi, deducono i bravi docenti di Arcavacata, occorre “stimolare dal basso processi virtuosi di resistenza civile e riscatto sociale che devono passare (anche) dall’esplicito sostegno alle inchieste giudiziarie in corso condotte dalle Procure antimafia calabresi, a partire proprio dal Distretto di Catanzaro e dall’azione antimafia di Nicola Gratteri”.

Ecco buttati al vento, in un colpo solo, insieme a Montesquieu e l’intero Illuminismo e i padri costituenti, anche il pensiero dello stesso Giovanni Falcone. Che sarà ricordato nella sua Sicilia e a Palermo in modo, speriamo più degno e più sobrio, con ottanta baby-sindaci e un coro di ragazzi con vigili del fuoco e forze dell’ordine. Davanti all’aula-bunker, e pazienza per questa evocazione simbolica. Ma con la presenza pacifica, speriamo, di tutti i rappresentanti delle istituzioni comunque definiti e colorati. Maria Falcone, personaggio impegnativo, l’anno scorso aveva dato il peggio con gli appelli contro gli “impresentabili”. Ora per fortuna dà il meglio e inaugura un museo con il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che sarà sul palco anche con il Presidente della Regione Renato Schifani. Sarà oggi la prima volta del procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia, cui va il merito dell’arresto di Matteo Messina Denaro.

E speriamo che questo merito venga riconosciuto per quello che è, il frutto di una serie di indagini di tipo tradizionale, quelle di uomini come il generale Mori. E che non spunti qualche seguace delle teorie del complotto o di quell’ex sindaco che accusava Giovanni Falcone di tenere le carte nel cassetto. Quei tempi in Sicilia dovrebbero essere superati. Ora tocca anche alla Calabria fare un passo in avanti.