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di Errico Novi

Il Dubbio, 15 giugno 2023

Dagli Stati generali dell’avvocatura tenuti stamattina a Roma, un vero e proprio mandato politico per il presidente del Cnf, che l’assemblea ha espresso in uno straordinario spirito di unità: il decreto ministeriale sulla redazione degli atti giudiziari non può precludere al difensore il pieno esercizio della propria funzione.

“Stamattina il ministro Carlo Nordio, prima di recarsi a Milano per i funerali del presidente Silvio Berlusconi, mi ha chiamato per assicurarmi di percepire con chiarezza la nostra posizione contraria sui limiti agli atti difensivi. Ha colto la nostra intransigenza, e chi ha invitati a un incontro per comprendere i motivi delle nostre preoccupazioni”.

Francesco Greco si rivolge ai colleghi accorsi Roma per gli Stati generali dell’avvocatura. Un incontro dal quale il presidente del Cnf ottiene un mandato chiaro. Istituzioni e associazioni forensi lo conferiscono in uno straordinario spirito di unità. “Grazie alla coesione che abbiamo trovato, potrò rappresentare una posizione forte”. Il presidente del Cnf ha appena concluso la prima parte del proprio intervento. Ha riassunto i paradossi del regolamento sulla redazione degli atti giudiziari. Tema dell’incontro alla Pontificia università della Santa Croce, affollato da quasi 300 avvocati accorsi da tutta Italia, in rappresentanza di Ordini e Unioni territoriali, di associazioni forensi, Comitati Pari opportunità e Consigli di disciplina.

Il decreto sottoposto da Nordio al Cnf (oltre che al Csm) e, nelle previsioni del governo, destinato a entrare in vigore il 30 giugno è l’emblema di un più generale rischio di compressione per il diritto di difesa. Mentre scriviamo, non è ancora iniziato il previsto faccia a faccia tra il guardasigilli e il vertice della massima istituzione forense. Ma forse per la prima volta da quando la giustizia è entrata nel percorso a tappe forzate del Pnrr, il governo si trova a fare i conti con un’avvocatura coesa nell’idea di fermezza. Indisponibile a negoziare sui contenuti di un decreto ministeriale considerato fuori luogo da tutte le proprie componenti.

Greco osserva: “L’unità manifestata negli Stati generali è un dato straordinario. È un elemento di forza del quale l’avvocatura aveva bisogno”. A Nordio, Greco riporta l’altro messaggio condiviso dagli Stati generali di oggi: provvedimenti inaccettabili come il decreto sui limiti di battute per gli atti difensivi sono il prodotto di uffici legislativi composti esclusivamente da magistrati, a cominciare da quello di via Arenula. “Un corto circuito che vede i magistrati fuori ruolo scrivere materialmente le leggi e i regolamenti, fino a travalicare la separazione dei poteri, ad assumere la potestà legislativa che spetterebbe al Parlamento. Una distorsione”, nota il presidente del Cnf, “possibile anche in virtù della tendenza a legiferare attraverso decreti legge, predisposti appunto da uffici presidiati dalla magistratura. Dalla stessa magistratura chiamata poi a interpretare e applicare le norme”.

Alla platea degli Stati generali, Greco riferisce un altro episodio sintomatico del “monopolio” che l’ordine giudiziario ha assunto nell’elaborazione normativa: “Di qui a pochi minuti, conclusi i nostri lavori, sarò al ministero della Giustizia per un nuovo incontro sulla riforma ordinamentale. Come sapete, sono al lavoro diverse commissioni che dovrebbero elaborare i decreti attuativi per ciascuna parte della legge delega di Cartabia. Io ho chiesto di far parte del gruppo di lavoro deputato a definire le modifiche sui Consigli giudiziari, tra le quali è previsto il diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. Indovinate? Quella commissione aveva praticamente smesso di riunirsi: il nostro voto non è gradito ai magistrati. Finché ho chiesto al presidente se intendeva scioglierla. Allora sono ripresi i lavori, ma è chiaro che non vi sia grande entusiasmo nel realizzare concretamente l’indicazione della delega”.

Come già nell’incontro di oggi, Greco continuerà dunque a sottoporre a Nordio l’elemento critico più generale, oltre al nodo specifico del decreto sui limiti agli atti difensivi: “Nell’ufficio legislativo del ministero non possono esserci solo magistrati: devono trovarvi posto anche gli avvocati”. Di sicuro, nel confronto appena iniziato, il presidente del Cnf veicolerà quel principio sul quale, al termine degli Stati generali, ha ottenuto un vero e proprio mandato politico: disponibilità al confronto per trovare una soluzione coerente, e rispettosa del diritto di difesa sancito in Costituzione, sulla sinteticità degli atti. L’obiettivo è previsto, sì, nella riforma civile di Cartabia, ma non vi è certamente declinato, è stato ricordato oggi, in forma di numero massimo di pagine o di caratteri.

Il mandato a Greco si completa con un secondo pilastro: “Nessuna possibilità di mediare sulla scelta della linea difensiva. È impensabile che l’avvocato debba selezionare gli argomenti da sottoporre al giudice, che debba escluderne alcuni per evitare sforamenti rispetto alle soglie numeriche fissate dal regolamento. Si tratta di un principio per noi non negoziabile”.

Nei suoi interventi di stamattina, Greco ha dato conto fra l’altro dell’interpello promosso dal Cnf presso le avvocature di tutti gli altri paesi europei per verificare se e dove sia previsto un limite di battute per gli atti difensivi: “Ci hanno risposto in 20: in 17 paesi i limiti non esistono. In Grecia, Spagna e Paesi Bassi sono previsti ma sono derogabili”.

C’è un ultimo interrogativo: un simile incidente diplomatico può evitarne altri per il futuro? Greco spiega al Dubbio: “C’è da augurarsi che non solo il ministero della Giustizia ma lo stesso Parlamento comprenda la necessità di confrontarsi con gli avvocati quando si interviene sulla giustizia. Noi siamo una componente essenziale del sistema. Non ci mobilitiamo per ragioni corporative ma per tutelare gli interessi dei cittadini. Ignorare il nostro punto di vista significa calpestare le persone”.