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di Valentina Stella

Il Dubbio, 14 settembre 2023

“Giudice e pm siano estranei”, dice il vertice dell’istituzione forense. La Lumia e Gallo (Ocf): “Nessun attacco al pm”. Caiazza (Ucpi): “L’Anm eviti di mistificare”. Rappresentanze dell’avvocatura compatte ieri, in commissione Affari costituzionali alla Camera, a favore della separazione delle carriere. A essere audito per primo, il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco: “Oggi in Italia il processo si celebra tra due colleghi e un estraneo: i due colleghi sono il giudice e il pm, l’estraneo è l’avvocato difensore. Riteniamo sia indifferibile il momento della separazione in due ordini differenti tra magistratura giudicante e requirente.

Se si vuole dare attuazione al principio del giusto processo, separare le due carriere è indispensabile. Il giusto processo deve passare attraverso la differente appartenenza a tre ordini diversi del giudice, che deve essere terzo, e delle parti del processo”, ha detto il vertice di via del Governo vecchio. Che si è soffermato anche su un’altra possibile riforma: “L’allarme lanciato sull’ipotesi del sorteggio per i togati del Csm, ritenuta un ostacolo all’individuazione dei migliori, non è fondato. Il sorteggio elimina il gioco delle correnti e consente ai due futuri organi di autogoverno di scegliere i migliori sulla base delle competenze e dei criteri manageriali. L’inefficienza del sistema giudiziario si supera solo con magistrati competenti. Non sarà la legge Cartabia a risolvere la crisi della giustizia, anzi la aggraverà. È indispensabile intervenire sull’organizzazione degli uffici giudiziari, e per fare questo occorre superare il gioco delle correnti”. Il presidente Greco è tornato quindi sul punto chiave dei ddl relativi alla separazione delle carriere: “Il rischio paventato che la magistratura requirente possa perdere il regime di autonomia e indipendenza non esiste perché nei sistemi democratici più avanzati magistratura giudicante e requirente appartengono a due ordini separati”.

Successivamente sono stati auditi i rappresentanti dell’Organismo congressuale forense. È intervenuto innanzitutto Accursio Gallo, che dell’Ocf è segretario: “C’è allarme in chi vede nella separazione delle carriere un attacco al pubblico ministero. Non è cosi: l’indipendenza e il prestigio del pm non sono in discussione. Il ragionamento deve essere ribaltato: il problema è esaltare la figura di indipendenza del giudice, non attaccare il magistrato inquirente. Il cittadino non deve avere il minimo sospetto che le decisioni del giudice siano state inquinate da un rapporto di vicinanza con l’altro giocatore. Queste proposte di legge devono essere il primo passo di una riforma costituzionale o con legge ordinaria per far sì che il sistema finalmente funzioni”. “C’è chi parla di questi progetti di legge - ha aggiunto Antonino La Lumia, tesoriere dell’Organismo forense e presidente del Coa di Milano - come un cavallo di Troia per poi portare a uno scontro tra politica e magistratura”. Il riferimento è al documento licenziato dall’Anm nell’ultimo “parlamentino”. “Io non vedo alcun cavallo di Troia, vedo un ponte levatoio che stiamo calando per entrare nel cuore del giusto processo”, è la chiave con cui La Lumia rovescia la metafora. “Se c’è chi dice che la separazione delle carriere esiste già di fatto, non si spiega allora perché non si vuole arrivare a una determinazione costituzionale”.

È quindi intervenuto il presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza: “Le proposte di legge sono mutuate nella quasi totalità dalla nostra legge di iniziativa popolare che raccolse 72mila firme, la stessa relazione illustrativa è la nostra. Ne siamo orgogliosi, è la nostra battaglia politica. Il sistema a carriere separate è presente nella maggioranza dei Paesi civili e delle democrazie occidentali: Spagna, Portogallo, Germania, Svezia, Giappone. Sono tutti Paesi il cui sistema processuale è di tipo accusatorio. La riforma è legata al tipo di processo che si fa, in cui le parti devono essere ad armi pari di fronte al giudice, la cui terzietà deve essere affidata non alla sua virtù ma a una regola ordinamentale” . Il vertice dell’Ucpi ha poi proseguito: “Se ne parla, di questa proposta, come se fosse disturbante, mentre cerchiamo semplicemente di raggiungere altri Paesi. Mi auguro che i dibattiti parlamentare, mediatico e politico si liberino dall’ipoteca di questa inaccettabile mistificazione, per cui si continua a dire che questa riforma vuole sottoporre il pm all’esecutivo: questa imbarazzante argomentazione è la confessione dell’assenza di qualsiasi discorso serio, in quanto sanno tutti cosa prevede la proposta di modifica dell’articolo 104 della Costituzione che cito testualmente: “L’ordine giudiziario è costituito dalla magistratura giudicante e dalla magistratura requirente ed è autonomo e indipendente da ogni potere” “. Caiazza ha poi concluso: “L’Anm ora sostiene che la politica vorrebbe in realtà sottoporre indistintamente giudici e pm al proprio indiscriminato controllo. Ciò avverrebbe, tra l’altro, perché nei due Csm conseguenti alla separazione delle carriere la presenza dei componenti di parte politica è prevista come paritaria e non più minoritaria. Sarà bene che si sappia che questa proposta, avanzata tra gli altri da Giovanni Leone in sede costituente, fu a lungo dibattuta, per essere purtroppo infine accantonata”.