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di Giulia Merlo

Il Domani, 15 giugno 2023

Alla fine ha prevalso la linea più decisa: il reato di abuso d’ufficio sarà soppresso. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha quindi superato le resistenze di una parte della maggioranza e in particolare della Lega e, a distanza di sette mesi dai primi annunci, ha depositato a palazzo Chigi la bozza del suo disegno di legge sulla riforma penale, pronto per arrivare oggi in cdm: otto articoli che contengono la prima tranche delle tante modifiche anticipate dal Guardasigilli.

In questo testo vengono toccati i reati contro la pubblica amministrazione, con la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, considerato afflittivo nella fase delle indagini per le ombre sull’immagine degli amministratori ma scarsamente incisivo visto l’approdo in dibattimento avviene in un numero molto limitato di casi (nel 2021, ci sono stati solo 18 casi di condanna dopo il dibattimento di primo grado).

Quello di traffico di influenze illecite, invece, viene circoscritto e la pena minima aumentata a un anno e sei mesi: le relazioni tra pubblico funzionario dovranno essere esistenti e non solo millantate e l’utilità da ricevere dovrà essere economica e non di qualsiasi altro tipo, come favori o benefici non in denaro. Il testo introduce limitazioni alle intercettazioni. Non ne vengono toccati il numero o i presupposti, ma se ne limita la pubblicazione solo ai contenuti intercettati “riprodotti dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. L’obiettivo, in questo caso, è di tutelare i cosiddetti terzi estranei, limitando la divulgazione di quanto captato dai telefoni alle parti che si considerano penalmente rilevanti. Sempre in quest’ottica, viene previsto che in capo al giudice sorga il dovere di “stralciare le intercettazioni” che contengano “dati personali sensibili, anche relativi a soggetti diversi dalle parti”.

A livello procedurale, le modifiche riguardano la fase delle indagini preliminari. Sorge l’obbligo di interrogatorio preventivo della persona di cui il pm ha chiesto l’arresto, con la comunicazione almeno cinque giorni prima (ma il gip può abbreviare il termine per ragioni d’urgenza). Inoltre, con la richiesta d’arresto il pm deve depositare tutti gli atti così che l’indagato possa prenderne visione e la richiesta di misura cautelare in carcere verrà vagliata da un collegio di tre giudici e non più dal gip. Quest’ultima misura, però, entrerà in vigore tra due anni, per permettere nuove assunzioni. Altro elemento dirompente è il divieto del pm di presentare appello contro le sentenze di proscioglimento, ma solo nei casi di “reati di contenuta gravità”, ovvero quelli per cui si prevede la citazione diretta a giudizio. Questo articolo rischia di essere il più controverso, perchè una norma simile venne dichiarata incostituzionale dalla Consulta nel 2006.

La riforma, parzialmente oscurata a livello mediatico dai funerali di Silvio Berlusconi, ha raccolto i consensi del terzo polo, con la presidente del gruppo Raffaella Paita che l’ha definita “una riforma in senso garantista, con un ritrovato equilibrio tra i poteri”. Ha incassato invece le critiche dell’Associazione nazionale magistrati, il cui presidente Giuseppe Santalucia ha parlato a Repubblica di “ferma critica”, in particolare per la “ingiustificabile” cancellazione del reato di abuso d’ufficio.