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di Irene Famà e Francesco Grignetti

La Stampa, 6 marzo 2023

“La sentenza della Cassazione segna uno spartiacque”. La paura per manifestazioni più radicali e il precedente di Camenish, amico di Cospito.

Dopo una giornata a devastare se ne stavano lì in disparte, a qualche metro dalla questura di Torino, ad aspettare copia degli atti, o altri attivisti ancora trattenuti negli uffici. Poi l’orda anarchica ha lasciato la città. Con trentasette denunce e undici fogli di via. In ventotto erano stati fermati dalla Digos nella giornata di sabato durante l’attività di prevenzione. Erano arrivati da tutta Italia in solidarietà di Alfredo Cospito. E da Spagna, Francia, Germania. Gli agenti li hanno bloccati in stazione o per strada: negli zaini petardi, maschere antigas, mazze, qualche martello. Altri cinque sono stati fermati durante gli scontri. Nessuno è stato arrestato.

“Volevano raggiungere il centro, piazza Castello - ha spiegato il questore di Torino Vincenzo Ciarambino - Se così fosse successo, vi lascio immaginare le conseguenze”. I sindacati di polizia intervengono. “Fino a che punto queste manifestazioni dovranno essere tollerate?”, si chiede Eugenio Bravo del Siulp. E Pietro Di Lorenzo del Siap aggiunge: “Nessuno li comprende, nessuno li giustifica ma da decenni agiscono indisturbati”. E le indagini ora proseguono per individuare i responsabili delle devastazioni e per ricostruire la regia.

La manifestazione di sabato, gli anarchici la organizzavano da mesi. Da quando la scorsa estate, durante un presidio per le vie della città, circolavano dei volantini di minaccia contro la Digos e la magistratura torinese. L’anarchico libertario Guido Mantelli, in radio, l’ha ribadito a inizio marzo: “La Digos e la procura sono un tandem assassino”. E ancora, ha definito il procuratore generale Francesco Saluzzo come il “principale responsabile” della detenzione di Alfredo Cospito al 41bis. E Pasquale Valitutti, volto storico dell’anarchia, sabato pomeriggio ha rinnovato le minacce: “Chi ha condannato a morte Alfredo verrà giustiziato”.

La violenza della manifestazione torinese era stata prevista dagli apparati di sicurezza. Non soltanto perché Torino è divenuta ormai la città simbolo dell’anarchismo, ma perché dalla pancia di questo movimento si alzano sordi brontolii che non fanno pensare a nulla di buono. Spiegano fonti dell’Antiterrorismo che la sentenza della Cassazione “segna uno spartiacque. Basta guardare i siti d’area. Da quel momento sembra che abbiano deciso di non trattenersi più”.

In effetti sul sito “Il Rovescio” si leggono parole di fuoco: “Niente sarà più come prima. Con la freddezza dei boia hanno deciso di ammazzare Alfredo. La democrazia si risolve semplicemente in questo: inchieste, spettacolarizzazioni mediatiche, sentenze di morte”.

Davvero questi documenti fanno presagire un salto di qualità. Secondo i nostri analisti, il percorso è chiaro. Le manifestazioni potrebbero diventare sempre più violente. E però quel che spaventa di più è una possibile stagione di attentati. “Gli anarco-insurrezionalisti sono fantasiosi nella ricerca degli obiettivi, ma seguono moduli operativi abbastanza consolidati”.

Il rimbalzo continuo tra detenuti e militanti, ad esempio. Qualcosa che s’è già visto dieci anni fa: il Cospito di allora si chiamava Marco Camenish, un militante svizzero che in nome dell’ecologismo più arrabbiato aveva minato diversi tralicci tra i monti elvetici. Arrestato, era poi evaso con altri, e nella fuga fu uccisa una guardia penitenziaria. Camenish si rifugiò in Italia. Anni dopo i carabinieri lo arrestano dalle parti di Sondrio, di nuovo a seguito di un conflitto a fuoco. Ebbene, nel 2012 Camenish avviò uno sciopero della fame. Non era una cosa spontanea, ma orchestrata. Un altro leader dell’anarchismo, lo spagnolo Silva da Pomba, detenuto in Germania, iniziò anche lui lo sciopero della fame per solidarietà. In Italia e in Grecia cominciarono a viaggiare molti pacchi bomba. Furono colpite l’università Statale di Milano e un centro di detenzione per immigrati a Gradisca del Friuli. “Con Cospito sta andando come fu con Camenish. I documenti del “prigioniero politico” sono di indirizzo ai compagni che stanno fuori; le azioni dei compagni fuori devono incoraggiare la lotta del detenuto”.

Nel 2003, proprio a sostegno di Camenish, la neonata Federazione anarchica informale - che ora sappiamo essere stata fondata da Cospito - lanciò una “campagna contro la repressione” che battezzò beffardamente Operazione Santa Klaus. Inviarono plichi bomba all’allora presidente dell’Ue Romano Prodi, al presidente del Ppe, ad Europol ed Eurojust. Dieci anni dopo, a parti rovesciate, Camenish fece uscire dal carcere svizzero dove nel frattempo era stato estradato, un inno a sostegno di Cospito. “Il fuoco e il sabotaggio rivoluzionario con ogni mezzo necessario, la voce della dinamite e delle Tokarev li perseguiti senza tregua”, scriveva. Era un ammiccamento alla pistola di marca Tokarev con cui l’italiano aveva appena gambizzato un manager dell’Ansaldo.

Sono trascorsi venti anni, e di nuovo una mano anarco-insurrezionalista ha inviato un pacco bomba quest’estate alla sede della società Leonardo e più di recente al tribunale di Pisa. “A colpi di esplosivi - hanno rivendicato - saranno colpite le strutture e mutilati gli uomini del potere”. Il timore dei nostri analisti è che sia solo l’antipasto di quel che sarà, con Cospito sempre più debilitato e a rischio della vita.