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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 14 ottobre 2023

Benché Tel Aviv non sia parte dello Statuto di Roma, la Palestina lo ha ratificato: la Corte ha giurisdizione su crimini commessi nel territorio della Striscia di Gaza ma anche in Israele. In Israele l’obiettivo politico e l’obiettivo militare coincidono. Il governo (militare) di unità nazionale ha come obiettivo lo sradicamento di Hamas dalla Striscia di Gaza. L’esigenza di rispondere agli attacchi barbari di una settimana fa può trasformarsi in desiderio di vendetta? La risposta potrebbe essere anche affermativa, ma i rischi sono dietro l’angolo.

Per neutralizzare una volta per tutte “gli animali” di Hamas, che “vanno trattati come animali” - questa espressione è del generale Ghassan Alian (coordinatore delle attività del governo israeliano per i Territori) -, radere al suolo o comunque distruggere gravemente Gaza sarebbe inevitabile. Per una operazione militare del genere, quando circolano ancora le foto degli eccidi nei kibbutz e della festa nel deserto, i favori della comunità internazionale sono vivi. Violenza chiama violenza, ma con l’esacerbarsi del conflitto siamo così sicuri che l’appoggio della comunità internazionale resterà invariato, con lo stesso trasporto emotivo di questi giorni?

Promuovere la giustizia e la responsabilità è possibile. Gli strumenti della giustizia penale internazionale esistono. Al momento però sono tenuti in un cassetto, chiuso a chiave, mentre sono stati aperti gli arsenali. Il tema dell’applicazione della giustizia internazionale nel conflitto Israele-Hamas è al centro di dibattito aperto da diversi commentatori. L’altro ieri, Mark Kersten, professore di criminologia e diritto penale della University of Fraser Valley (Canada) ha sottolineato sul sito di Al Jazeera l’importanza dell’unica “istituzione internazionale indipendente che potrebbe indagare e perseguire i crimini commessi o in via di commissione: la Corte penale internazionale”. Dall’Aja, fino ad oggi, a differenza di quanto accaduto e sta avvenendo in Ucraina, il Procuratore Karim Khan ha assunto una posizione molto prudente, senza alcuna dichiarazione pubblica.

“La Corte penale internazionale - rileva Kersten - ha giurisdizione sul territorio di Gaza e sui crimini internazionali commessi dalle fazioni palestinesi, inclusa Hamas. Nel 2021, l’ufficio del Procuratore della Cpi ha aperto un’indagine ufficiale sulla situazione in Palestina. Ciò è avvenuto sulla scia della decisione dell’ufficio del Procuratore, secondo cui “crimini di guerra sono stati o vengono commessi da attori palestinesi e israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza”. Un passaggio non di poco conto che in futuro, dopo la conclusione del conflitto, potrebbe aprire scenari diversi rispetto a quelli ai quali siamo stati abituati. Interpellato da Alice Speri del giornale online “The Intercept”, l’ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale, con una dichiarazione ufficiale, ha affermato di essere attivo e vigile.”All’inizio del suo mandato nel 2021 - spiega la Cpi -, il Procuratore ha istituito una squadra dedicata per portare avanti le indagini in relazione allo Stato di Palestina. Per la prima volta è stata istituita una squadra dotata di risorse proprie”.

Sul ruolo che potrebbe avere la Cpi interviene il professor Marco Pedrazzi, ordinario di diritto internazionale nell’Università di Milano “Statale”. “Benché Israele non sia parte dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale - dice al Dubbio l’accademico -, la Palestina lo ha ratificato. La Corte ha già accertato di avere giurisdizione su crimini commessi anche nel territorio della Striscia di Gaza. Ma a seguito della ratifica palestinese, la Corte può occuparsi anche di crimini commessi da “cittadini” palestinesi al di fuori della Palestina, quindi anche sul territorio dello Stato di Israele. Va inoltre considerato il fatto che alcuni dei crimini di Hamas, pensiamo alla presa di ostaggi, continuano ad essere perpetrati sul territorio della Striscia. La Corte ha giurisdizione sui crimini commessi nella Striscia di Gaza, anche da parte di cittadini di Stati non parti dello Statuto, quale Israele. Su richiesta della Palestina, il Procuratore ha del resto già avviato un’indagine sui crimini commessi nel territorio della Palestina stessa, inclusa la Striscia di Gaza, negli anni scorsi”.

La Corte penale internazionale può pertanto anche dei gravi crimini internazionali commessi nel corso dell’attuale conflitto, che vede contrapposti Hamas e lo Stato di Israele. La giustizia internazionale, in questo delicatissimo momento storico, è, dunque, per usare un efficace linguaggio nautico, un “punto cospicuo”.