di Gian Antonio Stella
Corriere della Sera, 23 ottobre 2024
I dati dei salvataggi dei migranti. E il numero dei morti in mare, anche a causa della decisione del governo di scoraggiare i soccorsi dirottando le Ong nei porti più lontani possibili. Bighellona oggi e bighellona domani, per usare il verbo spudorato usato da Giulia Bongiorno nella sua alluvionale arringa in difesa di Matteo Salvini, le navi che battono il Mediterraneo per salvare in mare uomini, donne e bambini alla deriva sono state costrette a fare tra febbraio 2023 e aprile 2024, grazie alle decisioni del governo di scoraggiare i soccorsi dirottando le Ong nei porti più lontani possibili, 154.538 chilometri in più. Tre volte e mezzo il giro del mondo. Lo scrive il Dossier Statistico Immigrazione 2024, edito da IDOS. “Sono andata a guardare quante persone non si è riusciti a salvare in rapporto alle persone che sbarcavano. I dati di questo governo sono i più bassi”, disse Giorgia Meloni per spiegare la sua scelta. Il dossier lo nega: “Solo nel 2023 si contano almeno 3.155 vittime, di cui 2.526 nel Mediterraneo centrale, segnando il numero più alto dal 2017”. Di più: “A queste si aggiungono oltre 1.400 decessi da gennaio a ottobre 2024”. Anche a causa, appunto, di quella decisione di allontanare il più possibile le navi Ong con “21 fermi e 446 giornate di inattività complessive” col risultato di “impedire il soccorso ad altri naufraghi”.
Sia come sia, quella parola scelta per marchiare i soccorritori come dediti al “bighellonaggio”, parola che Giuliano Ferrara bolla come “temeraria”, la dice lunga sulla sensibilità della celebre avvocatessa. Peccato. Attentissima ai codicilli forse ignora che solo a Ellis Island arrivarono negli anni della Grande emigrazione italiana (segnata da migliaia di morti in decine di apocalittici naufragi: Bourgogne, Sirio, Mafalda, Utopia, Lusitania, Titanic...) 958 siciliani col cognome “Bongiorno” (compresa una Giulia Bongiorno, 18 anni, sbarcata a New York il 20 gennaio 1907 dalla Principessa Irene) più 252 “Buongiorno” e un’infinità di siciliani dai cognomi simili storpiati dagli impiegati all’ingresso. Più chissà quanti clandestini se è vero che il gangster Albert Anastasia si vantava che la mafia aveva fatto entrare illegalmente almeno 60mila italiani nel solo porto di New York. Per non dire dei tanti siciliani che, raccontati dai reportage di Egisto Corradi, dalle copertine della Domenica del Corriere, dal film di Pietro Germi, dai libri di Sandro Rinauro, passarono clandestinamente le Alpi nel primo e nel secondo dopoguerra. Ma che ci frega, erano solo i nostri nonni.