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La Repubblica, 27 maggio 2023

Il testo è stato approvato all’unanimità. Si prevede il coinvolgimento delle scuole, del tribunale per i minorenni e delle famiglie dei responsabili di atti di bullismo. Il giudice potrà disporre anche l’affido ai servizi sociali o il collocamento in comunità. Bulli che aiuteranno le proprie vittime e indirizzati a percorsi rieducativi con il possibile coinvolgimento della famiglia.

È tra le misure più incisive contenute nella nuova proposta di legge (pdl) bipartisan per il contrasto a bullismo e cyberbullismo. Il testo nasce dalla sintesi delle proposte di legge di Devis Dori (Avs), Pietro Pittalis (Fi), e Ciro Maschio (Fdi). È stato approvato all’unanimità dalle Commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera dei Deputati ed è in attesa degli emendamenti delle Commissioni prima di approdare in Aula.

Un tavolo al Ministero - Prevenire e rieducare sono i prinicipi cardine, dopo l’espunzione delle misure penali inserite nella prima stesura. Al tavolo tecnico, previsto dalla pdl presso il ministero dell’Istruzione, siederanno altri dicasteri competenti e numerosi soggetti (alcune Authority, “associazioni con comprovata esperienza nella promozione dei diritti dei minori e degli adolescenti e nelle tematiche di genere, operatori che forniscono servizi di social networking e altri operatori della rete internet, una rappresentanza delle associazioni studentesche e dei genitori”) per mettere a punto in sessanta giorni un piano di prevenzione con un codice di autoregolamentazione dei social.

L’azione di contrasto nelle scuole - Gli istituiti scolastici saranno chiamati a dotarsi di propri programmi. Dopo essere venuto a conoscenza di episodi di bullismo, il preside dovrà informare “tempestivamente i genitori dei minori coinvolti” e “promuove adeguate iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori coinvolti in percorsi di mediazione scolastica”.

Il tribunale per i minorenni - In caso non abbiano successo questi provvedimenti, il dirigente scolastico allerterà le autorità competenti, provocando l’intervento del tribunale per i minorenni. Il giudice potrà disporre “lo svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali”, coinvolgendo - se necessario - anche la famiglia. Il tribunale avrà il potere di valutare gli esiti del percorso, decidere la prosecuzione e perfino affidare il ragazzo ai servizi sociali o il collocarlo in una comunità, qualora emerga un problema dei genitori.