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di Silvia Morosi

Corriere della Sera, 21 aprile 2023

Dal Nord al Sud non c’è regione italiana che sia esente dai crimini contro la natura. I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo: preceduti “solo” dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi. Un mercato che genera entrate per 280 miliardi di dollari l’anno e costituisce un settore della criminalità in crescita. I dati sono emersi il 12 aprile in occasione della presentazione del workshop organizzato dal Wwf a Roma per il Progetto LIFE SWiPE. L’Italia è un crocevia fondamentale del traffico di specie protette e, in generale, dei crimini contro la fauna selvatica. Le sanzioni comminate dai Carabinieri ammontavano nel 2018 a oltre 5 milioni e mezzo di euro (oltre 1 milione nel 2020). Tra il 2016 e il 2019 la Regione in cui sono stati denunciati più illeciti è la Lombardia con 5.256 denunce, seguita da Veneto con 2.526 e Toscana con 2.247 denunce.

Dal nord al sud, non c’è però regione che non sia esente dai crimini di natura: i bracconieri puntano su passeriformi, aquile e falchi, ungulati, anatidi, uccelli limicoli, ghiri, anguille, lupi, orsi. In mare, invece, si fa incetta di ricci di mare, datteri, pesce spada sotto taglia, squali, oloturie, coralli, bianchetti e tartarughe marine. Non si risparmiano nemmeno le specie vegetali protette, come le radici della genziana lutea, ricercata per farne liquori. In Italia tra il 41 e il 46% degli illeciti vengono archiviati prima del dibattimento, e tra il 38-50% vanno in prescrizione. Solo il 27% degli illeciti di natura arriva a condanna. Non esiste una banca dati centralizzata sui crimini di natura. Chi uccide una specie protetta può cancellare dalla fedina penale il proprio crimine con soli 1.000 euro, e le sanzioni per i crimini contro gli animali selvatici sono bassissime. Due terzi degli agenti deputati alla vigilanza su questi crimini sono volontari.

E ancora, il personale appartenente alle forze di polizia è troppo ridotto e non equamente ripartito nel territorio nazionale. Per questo l’azione di vigilanza delle Guardie volontarie Wwf è essenziale per supportare lo Stato nel contrasto alle illegalità. Solo nei 5 mesi della stagione venatoria 2021-22 le Guardie Wwf della Campania hanno tratto in salvo 120 animali, trasmesso alle autorità 97 violazioni penali, effettuato 77 sequestri ed elevate 25 violazioni amministrative, per un totale di 172 segnalazioni alle autorità. Un bilancio dei soli archetti (micidiali trappole che spezzano le zampe ai piccoli uccelli) raccolti, sequestrati o distrutti nelle Valli bresciane dai volontari e delle altre associazioni impegnate nei campi antibracconaggio, è di oltre 200.000 pezzi. C’è una diffusa sottovalutazione del fenomeno dei crimini contro la natura, “che vanno derubricati da episodi isolati o locali: bracconaggio e traffico di specie protette sono fenomeni criminali che hanno impatti gravi sulla biodiversità e possono essere veicolo di diffusione di patologie e producono ingenti redditi”, spiega Luciano Di Tizio, presidente Wwf Italia. La richiesta dell’associazione è quindi quella di “istituire banche dati efficienti e interconnesse, di potenziare il controllo sul territorio, indebolito negli ultimi anni con la dismissione delle polizie provinciali, e di sviluppare attività di formazione e sensibilizzazione, sia per il grande pubblico che per le forze di Polizia e magistratura”.