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di Emanuele Ficara*

Il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2023

Sono un avvocato dell’associazione no profit torinese StraLi che si occupa della tutela dei diritti umani utilizzando la tecnica della Strategic Litigation con la quale, attraverso il singolo caso giudiziario, si mira a modificare la legge e ad adeguarla agli standard europei e sovranazionali in genere. In virtù di tale quotidiana occupazione dobbiamo ringraziarla per avere pubblicato l’articolo “Apostolico; Per i giudici, Pinelli si ispira allo Zar”, a firma Filoreto D’Agostino.

In tale articolo si faceva riferimento alle parole del collega Pinelli e del sottosegretario Mantovano circa il dovere del giudice, in nome della credibilità, di attenersi alla sola interpretazione letterale delle norme, sia in ambito interno sia in ambito sovranazionale. Tale affermazione non tiene in considerazione, volontariamente, il fatto che la nostra legge si inserisce in un sistema normativo complesso di interpretazioni di leggi nazionali e sovranazionali. La frase “il giudice deve attenersi alla legge”, che in questi giorni è sulla bocca di molti politici e giornalisti al seguito, è priva di significato: la “legge” infatti è oggi il frutto di interpretazione di diverse disposizioni nazionali e sovranazionali.

Desta sconforto, peraltro, come il dibattito pubblico attorno al caso Apostolico non si sia mai confrontato con la motivazione della sentenza (anzi: delle oramai plurime sentenze), ma abbia sempre visto delegittimare il magistrato attraverso il tristemente noto metodo “ad hominem”. L’ovvio ragionamento avrebbe dovuto essere il seguente: il provvedimento del giudice contrasta con la legge (anche sovranazionale)?

E solo nel caso di risposta affermativa si sarebbero dovuti indagare eventuali interessi della giudice che ne minassero la credibilità. Si dice invece, etichettandoli come “ribelli”, che i giudici che hanno disapplicato il decreto Cutro abbiano commesso un atto contrario alla legge, ma già nel 1978 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea imponeva a tutti i giudici del vecchio continente di disapplicare “di propria iniziativa, qualsiasi disposizione contrastante della legislazione nazionale”. D’altra parte, il Governo italiano dovrebbe gioire di fronte a magistrati che non si limitino a una pedissequa applicazione della legge interna.

L’interpretazione dei giudici consente il progredire della normativa e “adegua” la stessa ai parametri europei, peraltro spesso evitando procedure di infrazione e/o condanne da parte della Corte Europea dei Diritti Umani. Nel lavoro quotidiano della nostra associazione, proprio grazie a questa interpretazione complessa delle norme, il singolo caso giudiziario diventa propulsore di miglioramenti nella normativa interna.

L’impatto positivo della strategic litigation (l’uso del processo per migliorare la normativa vigente sollevando questioni di legittimità costituzionale e/o di compatibilità con le leggi sovranazionali) sulla qualità della giustizia è da tempo riconosciuto anche in sistemi di civil law come il nostro.

*Associazione StraLi