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di Dario Del Porto

La Repubblica, 7 settembre 2023

Li conoscono bene, quei ragazzi. Hanno parlato con loro, li hanno interrogati e giudicati. C’è quello che prova a fare il duro, l’altro che si mostra pentito e chi invece scrolla le spalle. Ma quando un giovane non ancora diciottenne arriva davanti al magistrato dopo aver commesso un reato, lo Stato ha già perso la partita ed è per questo che Claudia Caramanna, procuratrice per i minorenni a Palermo, sottolinea: “La sanzione, da sola, non è sufficiente. È indispensabile essere rigorosi e garantire la certezza della pena, però la prevenzione sul territorio, l’educazione e il recupero restano strumenti fondamentali”.

Eppure, con il Paese scosso da episodi di cronaca drammatici, come l’omicidio del musicista Giovanbattista Cutolo assassinato in piazza Municipio a Napoli da un 17enne, il vicepremier Matteo Salvini tuona: “Se un ragazzino uccide, deve pagare come un cinquantenne”. Ciro Cascone, fino a un mese e mezzo fa, e per otto anni, procuratore minorile a Milano, oggi avvocato generale in corte d’Appello a Bologna, riflette: “Le grida manzoniane non servono a nulla. È giuridicamente improponibile applicare per un minorenne le stesse pene previste per i maggiorenni. La piaga dei giovanissimi che commettono delitti non si risolve in questo modo, né abbassando l’età imputabile al di sotto dei 14 anni. Dinanzi al dolore della madre di una vittima possiamo solo inchinarci. A noi addetti ai lavori, però, spetta il compito di ragionare con lucidità e concretezza”, aggiunge Cascone, e cita un dato: “Nel 2022, su 37.092 procedimenti iscritti presso le Procure minorili di tutta Italia, solo 2.199 sono stati chiusi con sentenza di “non imputabilità” perché il responsabile aveva meno di 14 anni. Parliamo del 6 per cento”.

Per Paola Brunese, designata il 22 luglio dal Csm nuova presidente del Tribunale per i minorenni di Napoli, “non serve inasprire le pene, quelle esistenti possono essere tranquillamente graduate e chi delinque non fa il calcolo della pena che potrebbe essere irrogata”. Sull’età imputabile, Brunese è tranchant: “Mi sembra ridicolo celebrare processi ai bambini. Piuttosto, il minore che commette un reato deve essere considerato come la spia di una famiglia che ha bisogno d’aiuto”.

Maria de Luzenberger, procuratrice per i minorenni di Napoli, rileva: “Non si può pensare di punire un minore come si fa con un maggiorenne. E ritengo non solo inutile, ma addirittura dannoso un intervento sull’età imputabile. Questo non significa - rimarca la magistrata - che non occorrano interventi, senza però toccare l’impianto del nostro codice”.

Patrizia Imperato, procuratrice minorile a Salerno, ragiona: “Gli strumenti per intervenire con efficacia esistono, alcuni però vanno potenziati. Non possiamo permetterci più una certa mentalità buonista: la messa alla prova è utile, ma non può essere generalizzata. E ci sono reati per i quali serve un giro di vite: oggi è praticamente impossibile arrestare un minore non solo se detiene un coltello, ma anche se ha una pistola “pulita”. Senza aggravanti non può scattare l’arresto neppure per la resistenza a pubblico ufficiale. Quante volte poliziotti o carabinieri si sono sentiti rispondere da un ragazzino: “Tanto non puoi farmi niente”. Ecco, lavoriamo su questo piuttosto che toccare l’età imputabile o mettere un ragazzino sullo stesso piano di un adulto”.

Anche Cascone è d’accordo sulla necessità di “avere il polso fermo. Sulle armi, e soprattutto sul possesso di coltelli, serve tolleranza zero. Però ricordiamoci che la prevenzione non si ottiene attraverso il processo penale. È vero, il livello della delinquenza giovanile si sta alzando pericolosamente, ma io mi sono occupato per vent’anni di giustizia minorile e, in tutto questo tempo, non ho visto interventi nel sociale, non sono state investite risorse per insegnanti, educatori, per aiutare le famiglie in difficoltà”. A Palermo, ricorda la procuratrice Caramanna, “assistiamo ogni giorno a fatti sempre più gravi che spesso sono riconducibili a una mancanza di educazione all’emotività, all’affettività, al rispetto della persona. A questi ragazzini bisogna assicurare educazione, non lasciarli soli con i loro cellulari”.

Naturalmente la giustizia deve essere veloce: “Il minore deve ricevere la sanzione immediatamente, altrimenti non ne comprende la portata”, evidenzia Patrizia Imperato. “L’intervento giudiziario deve essere tempestivo, ma tutto il sistema deve muoversi rapidamente”, afferma Paola Brunese e ha ragione: il posto di presidente del tribunale per i minorenni di Napoli è vacante da un anno e mezzo, la magistrata è stata nominata dal Csm il 22 luglio scorso. Ad oggi, non è stato ancora pubblicato il decreto di nomina e la giudice non ha potuto prendere possesso dell’incarico.