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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 6 ottobre 2023

Il costituzionalista Michele Ainis dopo il caso Catania: “Ogni sentenza, anche una che riguarda affari di condominio, comunque, ha un effetto politico”. “Nel contesto attuale occorre evitare di personalizzare il conflitto”. Il costituzionalista Michele Ainis interviene sulle tensioni tra governo e magistratura, dopo i provvedimenti della giudice del Tribunale di Catania che ha sbriciolato le certezze del governo in materia di immigrazione.

Professor Ainis, le decisioni della giudice Iolanda Apostolico stanno creando di nuovo una contrapposizione tra esecutivo e potere giudiziario. Non è un bel momento?

In Italia non è mai un bel momento, per quanto riguarda i rapporti tra politica e giustizia. Ciò che, a mio avviso, andrebbe evitato da entrambi i lati è la personalizzazione del conflitto. Personalizzare non va mai bene, d’altra parte si tratta sempre di atti collettivi imputabili a un potere. Questo vale per un decreto legge, deliberato da un intero Consiglio dei ministri e quindi non solo dal presidente del Consiglio, dal ministero dell’Interno o dai ministri interessati, e vale per le decisioni del potere giudiziario, che sono, poi, sottoposte a successivi gradi di giudizio da parte di altre persone. Io credo che non abbiamo necessità di inoculare ulteriori tossine che derivano dalla personalizzazione del conflitto. Una situazione che può avere anche degli effetti intimidatori in grado di ostacolare l’esercizio della funzione giurisdizionale.

Ieri, il ministro Salvini ha diffuso un video nel quale compare la giudice Apostolico, presente ad una manifestazione del 2018 nella quale si chiedeva lo sbarco dei migranti a bordo della nave “Diciotti”. È legittimo che un magistrato scenda in piazza e qualche anno dopo disapplichi un decreto del governo che annovera pure un ministro contestato qualche anno prima?

In questo caso viene fuori un profilo non di legittimità, ma di opportunità. Calamandrei diceva che il giudice deve non solo essere imparziale, ma anche apparire imparziale. I post su Facebook nel caso specifico di cui si è parlato o la partecipazione attiva a manifestazioni, che hanno un significato politico, possono anche compromettere una decisione che magari è giusta e che però può portare alla strumentalizzazione di certi comportamenti. I giudici non possono iscriversi a partiti, ma per il resto sono cittadini come tutti gli altri. Tanto è vero che la magistratura si divide in correnti, che hanno qualche segno politico senza però che i giudici siano privati del diritto di voto. Su questo punto aggiungerei un’altra cosa.

Dica pure…

Ogni sentenza, anche una che riguarda affari di condominio, comunque, ha un effetto politico. Interroghiamoci su cosa è la politica: è il governo della polis, il governo generale su tutto ciò che accade nella polis. Il mio maestro, Temistocle Martines, scrisse un libro nel 1956 nel quale metteva in luce, credo per la prima volta in Italia, la forza politica della magistratura, della Corte costituzionale e del Presidente della Repubblica. Sono organi di garanzia le cui decisioni non sono politiche nel senso in cui lo è una legge del Parlamento o un decreto del governo, ma hanno sempre degli effetti politici. Per questo impattano sulla polis, come dicevano i greci, e possono produrre reazioni di tipo politico.

Per chi ricopre ruoli importanti e delicati serve più sobrietà?

In Italia, più che altrove, il silenzio sarebbe d’oro.

Con la questione dei flussi migratori si sottolinea una questione: il ricorso alle norme emergenziali. Si può andare avanti così per regolare fenomeni con i quali occorre fare i conti quotidianamente?

L’emergenza è per sua natura temporanea. In Italia abbiamo una serie di emergenze permanenti. Ne abbiamo una proiezione istituzionale presente con l’abuso dei decreti leggi. Il decreto legge è uno strumento emergenziale, ma invece è diventato il primo, se non il solo, veicolo della legislazione. Il guaio è che quando l’abuso viene praticato a lungo diventa uso e nessuno più ci fa caso.

Il Parlamento, in questo contesto, in quale posizione viene relegato?

C’è una crisi, che non dura da oggi, delle assemblee parlamentari e che deriva in parte dalla crisi dei partiti e da leggi elettorali sbagliate. Sono queste ultime che hanno reciso il cordone ombelicale tra elettori ed eletti con il giochino dei listini bloccati e tutto quello che già sappiamo. In politica, come nella fisica, la natura ha orrore del vuoto. Se qualcuno lascia libera la poltrona su cui stava seduto, la occuperà qualcun altro. In Italia questa situazione si è avuta nei rapporti tra governo e Parlamento.

I fatti di questi giorni fanno emergere un altro tema, purtroppo, sempre attuale: troppe norme e scritte male?

La correggo, mi consenta. Non sono scritte male, ma sono scritte sempre peggio. È uno degli effetti del troppo diritto, del diritto raffazzonato e a casaccio. Se la legge dice abracadabra, se la legge è incomprensibile o comprensibile in quattro modi opposti, poi il decisore non è più né il governo, che scrive il decreto, né il Parlamento che converte quel decreto. Il decisore è il giudice, perché quando gli viene posta una questione deve deciderla, altrimenti sarebbe denegata giustizia. Se non trova nell’ordinamento normativo una bussola precisa, è costretto in qualche modo a diventare legislatore. Sui temi etici avviene continuamente che il Parlamento non riesca a legiferare. Avviene altrettanto quando le leggi sono oscure.

La propaganda, in una sorta di campagna elettorale perenne, ha preso il sopravvento sui contenuti politici e sugli interventi che deve fare in Parlamento il legislatore?

Siamo immersi in un clima culturale che ci fa vivere in un eterno presente, senza memoria del passato e senza la capacità di proiettarsi sul futuro. Dal punto di vista dell’officina delle leggi significa, ad esempio, rispetto a certi casi concreti, che la risposta immediata sia il pan-penalismo. Aumento i reati e ne introduco di nuovi. Con questo, peraltro, non miglioro, ma peggioro la sicurezza dei cittadini. È stato calcolato che ci sono circa 35mila fattispecie di reato. Vuol dire che ciascuno di noi può commettere un reato, senza nemmeno sospettare di commetterlo. Gli Illuministi dicevano che le caratteristiche distintive della legge sono la generalità e la durata illimitata. Le due cose si legano, nel senso che una legge generale è capace di attraversare stagioni alterne della storia, mentre la legge fotografia, quella che fotografa l’evento del minuto prima, viene spesso superata il giorno dopo. È quindi effimera. Si tratta di un ulteriore fattore di incertezza del diritto con il continuo alternarsi di leggi, che si contraddicono a vicenda per rincorrere il fatto del giorno prima.