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di Valerio Baroncini

Il Resto del Carlino, 3 settembre 2023

Ogni volta che un cittadino cerca di farsi giustizia da solo, muore una piccola parte dello Stato. E questo cortocircuito giudiziario accade sempre di più in relazione ai figli: quanti padri e madri hanno vendicato le onte subite dai figli?

Quante volte la cronaca ci ha risvegliato bruscamente a livello animale, bestie feroci che difendono i cuccioli, violenze irrazionali, belve ferite, esseri umani - alla fine è così - senza risposte. Il tema vero, come nuovamente ci interroga la devastante spirale di sangue del Ferrarese, è perché questo succeda. E allora la risposta è duplice. Da una pare c’è di sicuro una giustizia che spesso non arriva nei tempi e nei modi giusti. Una giustizia giusta è una giustizia veloce, innanzitutto per le vittime, ma anche per gli imputati.

Una giustizia giusta è una giustizia che non derubrica alcuni reati a nulla, come accade spesso nei reati contro il patrimonio o in alcuni episodi legati agli stupefacenti. Una giustizia giusta è una giustizia non solo riparativa, ma prima di tutto orientata alla tutela della collettività e non solo di una parte dell’ingranaggio. Pensiamo ai furti, alle rapine, alle truffe, ma anche ai reati che riguardano la sfera sessuale.

Secondo fronte: intentare una causa costa e spesso bisogna pagare per affermare i propri diritti e, in alcuni casi, bisogna pure essere ‘processati’ alle intenzioni se si è vittime. Qui i pensiero va alla violenza di genere e alle violenze. Violenze che, dunque, raddoppiano.

Quali dunque le soluzioni? Di sicuro una maggiore cultura della giustizia, da formare a scuola, sì, ma soprattutto nelle famiglie e nei luoghi di ritrovo e associazionismo. E poi risposte tecniche più forti e immediate. Contro i pusher, ma anche contro gli aggressori e contro reati odiosi come quelli contro il patrimonio. La violenza non è mai giustificata, non possiamo nemmeno farla diventare giustificabile.