sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Chiara Daina

Corriere della Sera, 25 aprile 2024

Più difficili la messa in prova e la comunità. E cresce del 30% la spesa per antipsicotici. Il carcere per un adolescente è sempre stata l’extrema ratio, non la soluzione a carenze educative e di assistenza sociale. In questo l’Italia era un esempio internazionale. Qualcosa sta cambiando? “Prima - spiega Michele Miravalle, coordinatore nazionale dell’Osservatorio sulle carceri dell’associazione Antigone - solo negli istituti penali per adulti riscontravamo condizioni di sovraffollamento e un diffuso malessere psicofisico: oggi anche in quelli minorili. I giudici, anche quando disposti a concedere percorsi alternativi sul territorio, si scontrano sempre più spesso con l’oggettiva difficoltà di collocare i ragazzi con misure penali nelle comunità, perché sono più problematici da gestire. E le strutture, quasi tutte private, tendono a selezionare i casi inviati dai servizi sociali. Il decreto Caivano, aumentando le pene e le fattispecie di reati per i minori, rende più difficile farli uscire dal carcere e complica ulteriormente l’inserimento in comunità. Tutti fattori che, sommati, rischiano di travolgere il sistema minorile”.

Arrivare a mettere dei materassi a terra per qualche giorno e a trasformare la stanza per le quarantene in un alloggio perché i letti in cella sono esauriti: non capitava da almeno dieci anni che gli osservatori di Antigone si imbattessero in scene di questo tipo. Antigone lo denuncia nel suo settimo Rapporto sulla giustizia minorile e gli istituti penali per minorenni. Le parole di Gianluca Guida, direttore dell’Istituto penale per minorenni Nisida di Napoli, aprono a una riflessione: “È prematuro sapere in che modo il nuovo decreto abbia inciso sui numeri attuali. Senz’altro i ragazzi che entrano in carcere hanno forme di disagio che non sono state prese in carico fuori e sono sfociate nel reato. Quasi sempre minori con un alto livello di analfabetizzazione, marginalità sociale, frustrazione e rabbia, con famiglie fragili, giovani, che fanno fatica ad avere un ruolo educativo e avrebbero bisogno di un aiuto alla genitorialità. Il carcere può intervenire fino a un certo punto. La giustizia minorile deve essere, ed è, anche giustizia di comunità. Potenziare le risposte di prevenzione, sostegno e integrazione sul territorio è un obiettivo sociale, più che penale, che va perseguito con forte determinazione”.

Antigone prova a fare i conti con gli effetti della legge 123/2023 (il cosiddetto Decreto Caivano), in vigore da settembre, che ha esteso ai minori dai 14 anni l’arresto in flagranza e la custodia cautelare in carcere per delitti non colposi (compreso lo spaccio di droga di lieve entità). Il rapporto considera i dati di gennaio 2024 del ministero della Giustizia. “Ma gli stessi risultati - precisa Susanna Marietti, responsabile dell’Osservatorio minori dell’associazione - li notiamo in marzo: 523 ragazzi detenuti contro 380 di marzo 2023. La cifra più alta almeno negli ultimi dieci anni. In netto aumento anche i minori in custodia cautelare detentiva passati da 231 a 354. Già nel 2023 il totale degli ingressi, pari a 1.143, ha superato quello del 2022. Altre due conseguenze sono la crescita del 37,4% in un solo anno degli ingressi per violazione della legge sugli stupefacenti e la larga prevalenza dei minorenni, al 61%, sui maggiori di 18 anni, che inverte la tendenza dello stesso periodo negli anni 2023-2020 e dell’epoca pre-Covid. La legge 123/2023, infatti, offre la possibilità ai direttori di trasferire i maggiorenni di 18 anni nelle carceri per adulti, con danni per il loro futuro e la sicurezza sociale”.

La messa alla prova (ossia quando il processo viene sospeso e al minore viene chiesto di cambiare seguendo un progetto educativo) viene esclusa per i reati più gravi (come omicidio, violenza e rapina aggravati). “È deleterio - commenta Paolo Tartaglione, pedagogista e presidente della cooperativa Arimo di Milano, che gestisce comunità educative e servizi per il reinserimento sociale - perché si perde un’occasione straordinaria per attuare un cambiamento nell’adolescente. Un minore che commette un reato è un ragazzo che sta chiedendo aiuto agli adulti, che non riesce a diventare grande e ha bisogno di riprendere un percorso di crescita. Gli studi dimostrano che la messa alla prova in oltre l’80% dei casi ha esito positivo e riduce il rischio di recidiva del 10%, soprattutto in chi ha alle spalle reati gravi”.

Per Antigone la legge 123/2023 ha fatto fare dei passi indietro alla giustizia minorile. “Dà priorità alla punizione e non all’educazione, all’opposto del codice di procedura penale minorile del 1988: un modello virtuoso che è stato di riferimento in tutta Europa”, sottolinea Marietti.

Infine: sempre di più i ragazzi che finiscono in galera hanno disagi psichici, disturbi del comportamento e problemi di abuso di psicofarmaci. La spesa interna a persona per gli antipsicotici, secondo un’indagine di Altroconsumo e Antigone, è cresciuta in media del 30% tra il 2021 e 2022.