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di Loredana Lipperini

La Stampa, 27 settembre 2022

C’è una poesia di Wislawa Szymborska, Il giorno dopo - senza di noi, che comincia così: “La mattinata si preannuncia fredda e nebbiosa/In arrivo da ovest/nuvole cariche di pioggia”. Infatti piove. E il giorno dopo, qui, è quello delle accuse reciproche: colpa degli intellettuali, della classe dirigente, dei social, dei giornali. Intanto piove. Però in quello stesso giorno, guardando fuori dalla finestra, si scopre che non sta piovendo dappertutto.

Infatti: a Cuba il 67% dei votanti al referendum (poca astensione, era al seggio il 74% degli elettori) ha detto sì alla riforma del Codice della Famiglia. Approvando, fra l’altro, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le adozioni per coppie omosessuali, l’apertura (e la regolamentazione) della maternità surrogata, la lotta alla violenza di genere, il divieto al matrimonio infantile. “L’amore è legge”, ha twittato il presidente Miguel Díaz-Canel Bermùdez: “Il sì ha vinto, giustizia è fatta. Approvare il Código De Las Familias significa rendere giustizia e saldare un debito con diverse generazioni di uomini e donne cubani, i cui progetti familiari aspettano da anni questa legge. Da oggi, saremo una nazione migliore”.

Perché occuparsi di Cuba? Semplice. In non pochi commenti post-voto si legge che, insomma, le sinistre pensano troppo ai diritti e per questo non arrivano al cuore, alla pancia, all’organo che volete voi dell’elettorato. Non sono questi gli argomenti, vien detto. Le persone vogliono certezze, lavoro, case, prospettive. Ecco: chi scrive a metà degli Anni 70 militava nel Partito radicale. Quello di cui era segretario, al tempo, Gianfranco Spadaccia, che è morto domenica prima di vedere l’Italia consegnata alla destra. All’epoca, l’allora Pci rimproverava i radicali di pensare ai diritti e non alla casa e al lavoro: come se fossero entità separate, il diritto e la vita quotidiana, come se avere la possibilità di decidere se essere madri o se porre fine a un matrimonio infelice non facesse parte della vita quotidiana, come se, infine, non fossero quel che sono, due lingue della stessa fiamma, la possibilità, in entrambe i casi, di sognare e ottenere una vita meno ingiusta.

“Il mondo sta cambiando; lo sento nell’acqua, lo sento nella terra, lo fiuto nell’aria”: è una delle frasi più citate de Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, quello di cui la destra si è appropriata durante la campagna elettorale (perché i miti servono alle narrazioni politiche: e fagocitare un capolavoro del Novecento è osceno quanto l’averlo rifiutato in favore del realismo capitalista, come è avvenuto a sinistra). Ed è così. Non basteranno l’indifferenza o lo scherno o leggi restrittive per farci tornare indietro. Ci saranno sempre luoghi dove il cambiamento è evidente, e altri che resteranno al passo per poi capire che è inutile, come è avvenuto proprio in Italia, e proprio grazie ai radicali, con il referendum sul divorzio. “La giornata di domani si annuncia soleggiata”, scrive Wislawa Szymborska in quella stessa poesia. Anche se l’ombrello, aggiunge, torna sempre utile.