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di Grazia Longo

La Stampa, 10 agosto 2023

Prima le minacce sui social, poi le spedizioni punitive a caccia dei ragazzi accusati di omicidio. I più cauti, si fa per dire, si scatenano sui social media dove demoliscono con insulti e minacce il bersaglio prescelto. Quelli più temerari si lanciano, invece, in vere e proprie spedizioni reali dove sono pronti a tutto pur di punire il colpevole di turno. Armati di una violenza cieca e sorda che va al di là della legge.

Negli ultimi giorni per ben tre volte abbiamo assistito ai raid dei nuovi giustizieri: giovani scatenati, nell’ordine, contro l’assassino della diciassettenne Michelle Causo, abbandonata in un cassonetto dei rifiuti a Roma; contro l’omicida di Sofia Castelli, 20 anni, a Milano, e contro il pirata della strada che ha investito a morte il tredicenne calciatore Chris Abom a Negrar di Valpolicella in Veneto. Quest’ultimo è il caso più recente: martedì pomeriggio, l’abitazione della compagna, dove Davide Begalli, 39 anni a Ferragosto, sta scontando i domiciliari, è stata letteralmente presa d’assalto. “Erano una trentina, tutti uomini di colore, la maggior parte con il volto coperto da bandane e t-shirt. Lanciavano sassi contro la porta d’ingresso, la prendevano a calci, pugni e bastonate. Urlavano “Vieni fuori che ti ammazziamo, dopo la morte di Chris non abbiamo più niente da perdere”.

A raccogliere lo sfogo di Begalli è il suo difensore, l’avvocato Massimo Dal Ben: “In quel momento il mio assistito si trovava nella casa della compagna insieme al figlio minorenne della donna, è stato un autentico blitz punitivo, gridavano di volerlo uccidere, Begalli e il ragazzo hanno cercato in ogni modo di bloccare la porta dall’interno per impedire a quelle persone di buttarla giù. Il mio cliente adesso ha la spalla dolorante, alla fine quegli uomini se ne sono andati sentendo che Begalli stava chiamando i carabinieri”.

Il 29 luglio scorso cambiano la città e l’obiettivo, ma la sete di vendetta è la stessa. Questa volta nel mirino dei nuovi giustizieri c’è Zakaria Atqauoi, 23 anni, italo-marocchino che ha confessato di aver accoltellato a morte per gelosia l’ex fidanzata Sofia Castelli, dopo essersi introdotto di nascosto a casa sua e averla aspettata chiuso in un armadio. Alcuni amici della studentessa universitaria hanno presidiato l’ingresso della caserma di Cologno Monzese dove si trovava l’assassino e hanno cominciato ad inveire contro di lui. “È un arrogante, un vigliacco - hanno urlato -. Ce lo devono lasciare qua due minuti, ne bastano due, e poi vediamo...”.

E appena il giorno prima, venerdì 28 luglio, a Roma dal corteo pacifico in memoria di Michelle Causo, uccisa a Primavalle, un centinaio di ragazzi tra i 15 e 18 anni si è trasformato in una squadra punitiva. In tanti, furiosi, prima hanno bloccato il traffico, poi hanno colpito un’auto e infine si sono scatenati contro l’abitazione dell’assassino, O.D.S., 17 anni.

Hanno preso a spallate il portone della palazzina dove abitava l’arrestato, hanno rotto i sigilli e sono entrati nell’appartamento. Qui dentro è successo il finimondo: l’alloggio è stato praticamente devastato, l’arredamento distrutto. Non a caso molti giovani sono stati identificati dalla polizia e denunciati per violazione di sigilli, invasione di edifici, danneggiamento e manifestazione non autorizzata. Non basta, il regolamento dei conti è poi proseguito nelle chat dove qualcuno, che si pone al di sopra della legge, ha scritto: “Piano piano se li famo tutti, devono pagà pure l’amici sua”.