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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 23 gennaio 2024

Verso la Giornata degli avvocati in pericolo. Parla Leonardo Arnau, presidente della commissione Diritti umani del Cnf. In occasione della “Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo”, il 24 gennaio, è inevitabile volgere lo sguardo a quanto accade nel “cuore dell’Europa” e nel Mediterraneo. “In questi ultimi anni - dice al Dubbio Leonardo Arnau, presidente della commissione Diritti umani del Consiglio nazionale forense - si è assistito, purtroppo, ad un progressivo deterioramento della tutela dei diritti umani, in un numero sempre maggiore di Stati e, sul piano dell’effettività, persino all’interno dell’Unione europea”.

Avvocato Arnau, quest’anno il 24 gennaio assume un significato ancora più importante?

Credo sia opportuno ricordare che difendere la libertà dell’esercizio della professione forense in qualunque Stato e contesto sociale, equivalga a salvaguardare lo Stato di diritto. E senza Stato di diritto non può esserci vera democrazia. Riaffermare questo principio non è mai superfluo, se solo si considera che, secondo una recente ricerca commissionata dal settimanale britannico Economist, solo il 5,7% della popolazione mondiale vive in Stati di democrazia compiuta o completa. Occorre farlo soprattutto in occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo che si celebra ufficialmente dal 2010, il 24 gennaio, per ricordare il massacro di Atocha del 1977, a Madrid, in cui furono uccisi cinque legali esperti di diritto del lavoro, nel periodo di transizione tra la dittatura franchista e la democrazia. Una data pregna di significato per l’avvocatura, quest’anno dedicata all’Iran.

L’avvocatura italiana, con l’impegno diretto del Consiglio nazionale forense, quale obiettivo intende raggiungere celebrando la “Giornata dell’avvocato in pericolo”?

La giornata ha anzitutto l’obiettivo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle minacce, sulle violenze, e in molti casi, purtroppo, sugli omicidi di avvocati, in diverse parti del mondo e nei cinque continenti, colpevoli solo di aver esercitato in maniera indipendente ed autonoma la loro professione di avvocato e di spendersi per la difesa dei loro assistiti nel quadro del rispetto dei diritti fondamentali e del giusto processo, così come previsti nelle convenzioni internazionali. Ma ricorrenze evocative, come questa, ben lungi dall’essere uno stanco rito, svolgono la funzione di riaffermare la centralità, anche nel nostro sistema costituzionale, della tutela dei diritti umani e del diritto di difesa, oggi posto in discussione su più fronti.

Colpire e perseguitare un avvocato ha come fine quello di intimidire una società intera?

Non possiamo dimenticare che lo Stato di diritto vive sempre in un precario equilibrio ed il nostro non fa eccezione. Per questo motivo dobbiamo seguire con attenzione ciò che succede nel mondo, perché le spinte autoritarie travalicano facilmente le frontiere. Il modo in cui vengono rappresentati e trattati gli avvocati ed i difensori dei diritti umani è una spia della circolazione del virus autoritario. Gli avvocati, a qualunque latitudine, difendono la libertà e i diritti delle persone, ne sono portatori. Chi calpesta i diritti umani, in primo luogo, aggredisce l’avvocatura che ha il compito di tutelarli. In ogni angolo del mondo assistiamo ad arresti e condanne di avvocati che sono strumentali alla negazione dei diritti civili dei cittadini. La difesa degli avvocati minacciati è, dunque, la difesa di ogni persona dalle possibili prevaricazioni dello Stato. È un problema che riguarda tutti, perché ogni potere, in assenza di idonei contrappesi, ha una naturale tendenza ad espandersi, a danno di tutti i cittadini. Mettere sotto osservazione i luoghi dove questa patologia si manifesta non vuol dire ficcare il naso in questo o quello Stato straniero: significa occuparsi di sé stessi. Perché quello che oggi accade oltre le nostre frontiere è accaduto in passato da noi, potrebbe riaccadere domani e magari, in forma strisciante, sta già iniziando ad accadere.

In alcuni Stati di recente si sono verificati gravi episodi ai danni degli avvocati. Il 24 gennaio servirà a sensibilizzare tutta l’opinione pubblica?

Sicuramente. L’Iran, così come la Turchia, sono Stati di civiltà e cultura millenaria. I casi di Nasrin Sotoudeh, alla quale il Cnf ha conferito il Premio dell’Avvocatura italiana, consegnato simbolicamente in occasione del Congresso Nazionale Forense dello scorso dicembre, e di Ebru Timtik sono paradigmi che si ripetono nella storia e che ci riguardano da vicino. La toga di queste colleghe è il simbolo di chi non si sottomette, di chi non si piega all’ingiustizia, di chi è disposto a pagare qualsiasi prezzo perché vengano rispettati i diritti di tutti, di chi è pronto a qualsiasi sacrificio per il diritto. In molte parti del mondo si muore per aver fatto il proprio dovere di difensore, per aspirare ad un giusto processo, per la difesa dei diritti umani e civili. Nei confronti di questi martiri abbiamo tutti un debito che siamo chiamati ad onorare, ricordando che quando vengono attaccati gli avvocati e la funzione difensiva, sono oggetto di aggressione l’individuo e le sue libertà. La storia di Nasrin ed Ebru parla anche a noi, perché è compito prioritario dell’avvocatura e di chi crede nei valori democratici proseguire nell’impegno per la difesa dei diritti umani e dei loro difensori, per l’autonomia dell’avvocatura e della giurisdizione da qualsiasi forma di condizionamento esterno.

Qual è il programma delle iniziative della Commissione diritti umani del Cnf?

Di fronte a problematiche così difficili e complesse occorre evitare di disperdere energie e competenze e agire in sinergia coordinandosi, sul tema specifico, con le Commissioni diritti umani che si sono formate presso numerosi ordini forensi circondariali, proprio su impulso del Cnf, con le associazioni di avvocati maggiormente rappresentative e con le istituzioni preposte a livello centrale e locale. Lavoreremo su due livelli. Il primo, internazionale, raccordando l’azione della Commissione con gli analoghi comitati costituiti in seno agli organismi dell’avvocatura europea e internazionale e, più in generale, con le istituzioni che operano nell’ambito dei diritti umani. A livello nazionale, invece, intendiamo istituire un’autorità indipendente per la promozione e tutela dei diritti umani.