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di Claudio Laugeri

La Stampa, 22 agosto 2023

La denuncia in una lettera di tre associazioni dopo l’annuncio di modifica della normativa. “Amplieremo i colloqui telefonici dei detenuti. sono scintille preziose nel ravvedimento di chi sta espiando la pena, soprattutto in un momento delicato per le ragioni che conosciamo”.

È la vigilia di Ferragosto. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è appena stato in visita al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, dove pochi giorni prima una detenuta si era impiccata e un’altra aveva deciso di lasciarsi morire. Per la disperazione.

Le parole del Guardasigilli vengono accolte con speranza da carcerati e operatori volontari. “Abbiamo tirato un sospiro di sollievo a leggere che il ministro Nordio si era reso conto dell’importanza di dare una svolta a tutta la negatività che sta travolgendo le carceri puntando proprio in particolare sull’aumento delle telefonate”, scrivono Ristretti Orizzonti, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Associazione Sbarre di Zucchero in una lettera indirizzata allo stesso Nordio, al presidente della Repubblica e a Papa Francesco.

Stato d’animo stroncato dalla notizia che la riforma ipotizzata dal ministro porterebbe a “aumentare da quattro a sei le telefonate mensili” per i detenuti, esclusi quelli che scontano pene per reati gravi e violenti. Una proposta bollata come “inconsistente”, facendosi ambasciatori del pensiero di “tutti quelli che come noi entrano tutti i giorni in carcere”.

La spiegazione è offerta con altrettanta schiettezza, mista a un po’ di risentimento per una sorta di promessa tradita: “Ma cosa cambierebbe con due miserabili telefonate in più al mese di 10 minuti l’una in quelle vite di solitudine isolamento lontananza dalle famiglie?”.

Quelle chiamate ai familiari sono una conquista avvenuta in tempi di Covid, anche se poi “è successo quello che non doveva succedere: fermata l’epidemia si è deciso di fermare anche molte delle telefonate in più, salvo in quelle carceri dove la forza del volontariato e del Terzo settore, delle persone detenute e dei loro familiari ha trovato una risposta saggia delle direzioni e il buon uso delle loro prerogative per mantenere le telefonate”.

Alla fine, l’apertura di Nordio è diventata un boomerang. Il carcere è un ambiente particolare, dove tutto è amplificato. E l’esasperazione è pane quotidiano in una situazione (che dura da qualche lustro) di sovraffollamento e difficoltà ad assecondare le richieste di lavoro dei detenuti. E questa ipersensibilità riverbera anche fuori dalle celle.

“Qui si fa del male anche ai familiari, che non hanno nessuna responsabilità, anzi hanno bisogno di essere incoraggiati e aiutati - scrivono le tre associazioni. E ricordiamoci che ci sono Paesi in cui le famiglie indigenti vengono sostenute dalle istituzioni. In Italia, le persone detenute si pagano le telefonate. Qualcuno non venga a dirci che non si possono creare differenze tra chi può pagarne di più e chi non può, si tratta piuttosto di aiutare e sostenere chi non ha possibilità, tanto più che se queste persone avessero come prescrive la legge un lavoro, questo problema non esisterebbe”.

Una questione di prospettiva. C’è chi pensa che i detenuti “hanno sbagliato e devono pagare”. Principio sacrosanto, ma come ricordano le associazioni è da contemperare con il precetto dell’articolo 27 della Costituzione “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

La lettera chiede al ministro “un gesto di cambiamento vero” e punta a ricevere il sostegno del Colle e del Vaticano, non confidando troppo “nei nostri governanti”: a dire dei firmatari, “sembrano ignorare che la pena detentiva consiste nella privazione della libertà e non in altre “torture” che possono spingere anche al suicidio, come la mortificazione degli affetti”.

Il pacchetto diffidenza è servito. Poco importa se la situazione non è mai migliorata nonostante i governi di tutti i colori che si sono susseguiti negli ultimi vent’anni. Adesso, la macchina scassata della Giustizia è finita in mano a Nordio. E tocca a lui aggiustarla.