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di Franco Giubilei

La Stampa, 3 settembre 2023

La denuncia dei pazienti al ministro della Salute. Dal 20 settembre, l’accesso alla cannabis terapeutica richiederà una prescrizione medica. Ma molti medici sono restii a fornirla: ecco perché. Non bastavano le difficoltà nel reperire la cannabis terapeutica patite negli anni scorsi, dovute alla scarsa produzione e alle lungaggini dell’importazione dagli altri Paesi: dal 20 settembre il cannabidiolo (cbd), sostanza contenuta nella pianta, sarà inserita in una tabella che la equipara a un farmaco stupefacente, moltiplicando i problemi dei pazienti nel procurarsela. È l’effetto del decreto del ministero della Salute pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 21 agosto che revoca un decreto del 2020 sull’aggiornamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, con cui il cbd entra a far parte dei farmaci stupefacenti.

Cannabis terapeutica, tutto quello che c’è da sapere - Elisabetta Biavati, presidente dell’Associazione pazienti cannabis medica e autrice di una lettera aperta al ministro della Salute Orazio Schillaci, spiega a che cosa vanno incontro migliaia di malati che usano il cannabidiolo contro il dolore, ma anche l’ansia e l’insonnia: “Il cbd, finora di libera vendita in farmacia come preparato galenico che spesso viene smerciato col marchio della farmacia stessa, sarà disponibile solo con ricetta medica. Il problema è che i medici sono generalmente molto restii a compilare questa ricetta perché, per formazione culturale, tendono ad assimilare il cannabidiolo a una droga tout court quando, fra l’altro, di per sé non ha alcun effetto stupefacente”.

Cannabis terapeutica: l’ha già utilizzata più di un italiano su 10 - L’alternativa ai medici di base che si rifiutino di prescriverlo saranno quelli a pagamento, a suon di 50-100 euro a ricetta, oppure il mercato nero: “Come per la marijuana i pazienti saranno costretti ad acquistarlo clandestinamente - aggiunge la presidente dell’associazione -. Chi vive vicino al confine con altri Stati come Francia, Svizzera e Slovenia, che lo vendono liberamente anche al supermercato, magari sarà facilitato, ma correrà comunque il rischio di incorrere in conseguenze legali, compreso l’arresto, perché non avrà la ricetta. Ci chiediamo anche se l’assunzione del cbd con queste modalità non comporti anche il rischio del ritiro della patente come avviene per chi assume hascisc e marijuana a scopo ludico”. La lettera al ministro ha toni accorati: “Le assicuro che non è solo questione di business, ci siamo anche noi pazienti, e il nostro dolore qui nessuno lo sta ascoltando”, scrive Biavati al titolare della Salute.

Cannabis terapeutica: cinque cose da sapere sul Cbd - Tutt’altra musica negli Stati confinanti e in altri Paesi: “In Francia, Svizzera o Slovenia il cbd viene considerato alla stregua di un banale integratore, certo con determinate caratteristiche sul piano della legge, con tutele per il consumatore finale, come peraltro si poteva fare anche in Italia - spiega Biavati -. Tutti i maggiori scienziati e l’Oms sono concordi a non inserire il cannabidiolo fra gli stupefacenti in quanto non ha alcun effetto psicotropo, molti Paesi tra cui Israele, Canada e Germania lo utilizzano a livello pediatrico, soprattutto per l’epilessia farmaco resistente”.