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di Alessandra Muglia

Corriere della Sera, 26 luglio 2023

Alvaro Lario, presidente dell’Ifad: “Bisogna investire di più su distribuzione, stoccaggio, trasporti e accesso al credito dei piccoli contadini. Producono un terzo degli alimenti ma ricevono meno del 2% dei finanziamenti per il clima”. “Un mondo senza fame è possibile” va ripetendo lo spagnolo Alvaro Lario, da ottobre alla guida dell’Ifad - il Fondo internazionale Onu per lo sviluppo agricolo - tra i protagonisti del vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite, fino a domani a Roma.

Come crede che ci si possa arrivare?

“Investendo sulle comunità rurali. I piccoli contadini producono un terzo degli alimenti ma ricevono meno del 2% dei finanziamenti per il clima pur essendo i meno preparati ad adattarsi. Stiamo cercando di fare dell’adattamento al clima una priorità del Fondo”.

Intanto il numero di quanti soffrono la fame cresce: sono 122 milioni in più che nel 2019. Mentre un terzo del cibo prodotto viene buttato...

“Servono più investimenti in distribuzione, stoccaggio, trasporti e accesso al credito. I piccoli agricoltori spesso non hanno accesso ai mercati perché non ci sono strade”.

Ma i soldi ci sono?

“Ogni anno i Paesi ricchi contribuiscono con 700 miliardi di dollari che il Fondo eroga ai governi sotto forma di sussidi. La Banca Mondiale stima che per trasformare i sistemi alimentari in sistemi equi e resilienti ne basterebbero circa la metà, sui 400 miliardi. Questa è una questione politica più che finanziaria”.

L’accordo sul grano sospeso da Mosca la preoccupa?

“L’incertezza nell’ultimo mese ha già prodotto un aumento dei prezzi, ma la gran parte delle conseguenze si vedrà nel medio periodo”.