di Simone Pastorino
Il Domani, 10 settembre 2022
Sono un educatore penitenziario del terzo settore nonché criminologo in carcere. La presente per aggiungere un’ulteriore gravissima carenza cronica nella sua lucida e attenta analisi del sistema penitenziario italiano: la scarsissima presenza di personale educativo (gli autentici registi del trattamento penitenziario) a fronte delle esigenze della popolazione detenuta.
Ogni anno viene bandito in media un concorso per un migliaio di nuovi allievi agenti di polizia penitenziaria (presenza e professionalità imprescindibile, sia chiaro) e solo l’anno scorso - dopo ben 17 anni (sic!) - un concorso per 210 educatori, che non sono neanche sufficienti a sopperire agli stati di quiescenza del personale educativo.
A ciò si aggiunga che dei 210 verranno immessi in servizio un numero minore e che si sta manifestando una preoccupante politica penitenziaria volta a esternalizzare l’intervento del personale civile attraverso, appunto, protocolli col terziario o collaborazioni con professionisti in partita iva, senza mai creare una cultura statale del trattamento.
A nulla varranno le eventuali obiezioni alle mie osservazioni, riportando i recenti concorsi dei dirigenti istituti penitenziari (45 unità), dirigenti istituti minorili (cinque), dirigenti Uepe (diciotto), funzionari giuridico-pedagogici (210, appunto) perché rappresentano una goccia nell’oceano per un sistema che deve essere ripensato e rifondato.