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di Liana Milella, 6 ottobre 2023

La Repubblica

Braccio di ferro tra chi “condanna” la giudice e chi vuole tutelarla. Delmastro attacca il tribunale di Firenze. Stavolta, al Csm, non c’è tutela che tenga per Iolanda Apostolico. A palazzo dei Marescialli, egemonizzato dal centrodestra della politica e delle toghe, in un Consiglio presieduto dall’avvocato leghista Fabio Pinelli, la giudice rischia il trasferimento d’ufficio. Ma su di lei il Csm si spacca due volte in 48 ore. I laici filogovernativi assieme a Italia viva la “condannano” prim’ancora di averla sentita, non proprio all’insegna del garantismo, dando per scontato che sia stata in piazza per manifestare contro Salvini. Dopo che la destra delle toghe di Magistratura indipendente due giorni fa aveva negato la “tutela” chiesta per lei da 13 colleghi dopo l’attacco della premier Giorgia Meloni.

Con pari aggressività, intanto, il sottosegretario meloniano alla Giustizia Andrea Delmastro attacca un esperto di immigrazione come Luca Minniti, magistrato di Firenze, “perché non spetta a lui decidere se la Tunisia è un Paese sicuro o meno”.

Al Csm il “processo” per Apostolico è già scritto. Lo formalizza addirittura, con una sorta di condanna in anticipo, il presidente della prima commissione che si occupa dei trasferimenti d’ufficio. Enrico Aimi, ex senatore di Forza Italia, di professione avvocato, stavolta veste i panni dell’accusa e chiede che “i giudici siano come la moglie di Cesare”. Proprio mentre il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ricorda che “si criticano i provvedimenti non sulla base di un video di cinque anni prima preso dal cassetto, che allora non ha creato scandalo, e che semmai andava valutato in quel momento e non oggi”.

Aimi la pensa all’opposto perché “l’autonomia e l’indipendenza del magistrato deve riguardare anche la sua proiezione esterna e la toga non deve essere solo terza e imparziale, ma deve anche apparire tale”. Apostolico insomma è già stata condannata. E a pensarla come Aimi è Ernesto Carbone, il laico di Iv, che cita “l’interpretazione granitica della Cassazione che impone di escludere anche il sospetto dell’imparzialità”. Insomma, dice Carbone, “se hai manifestato sotto la nave Diciotti, devi astenerti sui migranti”. Così la pensa Matteo Renzi: “Scandaloso che un magistrato vada in piazza”.

Ma è certo che al Csm la battaglia sarà durissima. Perché, almeno in prima commissione, la destra potrebbe perdere sul trasferimento d’ufficio, visto che il centrosinistra può contare su tre togati (Abenavoli di Area, Miele di Md, Forziati di Unicost) e il laico Papa di M5S, a fronte del forzista Aimi e di Paolini di Mi. Ma anche perché prima si dovrà discutere della pratica a tutela chiesta dall’indipendente Roberto Fontana e firmata da 12 colleghi. Proprio Fontana, come Santalucia, ha chiarito che “la giurisdizione si esprime attraverso i provvedimenti, che ovviamente possono essere criticati e impugnati sulla base di ragioni tecnico-giuridiche. Ma spostare l’attenzione sulla vita del magistrato e sulle eventuali attività esterne a quella giudiziaria, è un modo per eludere il confronto sul merito del provvedimento e un tentativo di delegittimare l’attività giurisdizionale”. Lo scontro sarà durissimo, e visti i numeri alla fine potrebbe vincere chi la pensa come Salvini.