sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Massimo Lensi*

Il Domani, 8 febbraio 2023

Il caso Cospito non è soltanto il caso di Alfredo Cospito. Ormai è qualcosa di più esteso. Ha sollevato, ad esempio, per la prima volta in Italia la questione dell’eutanasia in carcere. Se cioè un detenuto può decidere sugli aspetti conclusivi della propria vita biologica in conformità a eventi esterni, come una malattia terminale o la sofferenza psicologica irreversibile.

In Italia non è ancora possibile, né fuori né dentro il carcere. L’Italia è il paese della sofferenza riparativa e penitenziale. In Belgio, una legge permette il suicidio assistito per cause di sofferenze psichiche insopportabili e incurabili, ma per Frank Van Den Bleeken, uno stupratore seriale in carcere da trent’anni per l’omicidio di una diciannovenne, e per altri quindici detenuti, non fu comunque possibile eseguire la procedura della “buona morte”.

In Spagna, invece, alla richiesta del detenuto Marin Eugen Sabau, conosciuto come “il pistolero di Tarragona”, colpito da tetraplegia irreversibile, le corti dettero il via libera al suicidio assistito. In entrambi i paesi europei, il dibattito politico e giuridico è stato ampio, intenso e molto interessante e le frontiere mobili del diritto si sono aperte a nuove valutazioni.

Frank Van Den Bleeken chiese di morire a causa di un disagio psichico ormai insopportabile, ma per i familiari della vittima la “pena di morte assistita” era troppo lieve per il delitto commesso, sostenendo così la tesi della sofferenza perpetua a vita. Temi affascinanti e terribili, pieni di contraddizioni e di una complessità straordinaria, che però consentirebbero, con un minimo di coraggio, di affrontare con un altro respiro il futuro del senso della pena.

*Associazione Progetto Firenze