di Simona Musco
Il Dubbio, 9 agosto 2024
Nordio ha annunciato di voler incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che però potrebbe manifestare qualche perplessità sulla possibilità di uno “scudo penale” per gli amministratori, come chiesto dal leader della Lega Matteo Salvini. Ridurre il sovraffollamento ed evitare nuovi “casi Toti”. È questa la nuova mission del ministro della Giustizia Carlo Nordio, stretto, in questo momento, tra due esigenze: quella di alleviare il problema delle carceri stracolme e dei suicidi dietro le sbarre e quella di rispondere a chi, tra le fila del suo governo, chiede di ristabilire l’equilibrio tra esigenze di giustizia e continuità dell’azione amministrativa.
La strada è stretta e complicata e proprio per questo Nordio ha annunciato di voler incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che, però, potrebbe manifestare qualche perplessità sulla possibilità di uno “scudo penale” per gli amministratori, come chiesto dal leader della Lega Matteo Salvini. L’idea è quella di muoversi con cautela. E per ora solo accennata: l’intenzione, si legge in una nota, è quella di “rendere più veloce questo percorso che riguarda, sia a livello normativo che organizzativo, la modifica della custodia cautelare necessaria per evitare la carcerazione ingiustificata”. Parlare di una bozza di testo, al momento, sarebbe “prematuro”, fanno sapere dalla maggioranza. Ma la strada potrebbe essere quella tracciata con la riformulazione dell’ordine del giorno presentato dal deputato di Azione Enrico Costa, che impegna il governo, “anche tenuto conto degli effetti che l’applicazione delle misure di custodia cautelare può produrre sulla consistenza della popolazione carceraria, a valutare, nel solco delle iniziative già adottate con il ddl Nordio, un intervento normativo finalizzato a una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare, con particolare riferimento alle esigenze cautelari di cui all’articolo 274, comma 1, lettera c) c.p.p. finalizzato a un puntuale bilanciamento tra presunzione di non colpevolezza e garanzie di sicurezza”.
L’idea è la stessa avuta dal deputato di Forza Italia Tommaso Calderone: incidere sul pericolo di reiterazione del reato. Quello, per intenderci, che ha tenuto Toti tre mesi ai domiciliari, fino alle dimissioni. Tale esigenza cautelare, si legge nel testo riformulato, deve “conciliarsi con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, che assume maggior forza laddove ci si trovi ad operare la prognosi su un soggetto incensurato. Un sospetto basato su un sospetto”. Per questo motivo, dunque, “occorre un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza, che consentano il sacrificio della libertà personale con custodia cautelare per pericolo di reiterazione nei confronti di incensurati solo in caso di reati di grave allarme sociale e di reati che compromettano la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone”.
Nordio ha deciso di annunciare il nuovo intervento proprio mentre alla Camera era in corso l’approvazione definitiva del dl Carceri. E lo ha fatto dopo aver incontrato alcuni membri del Coordinamento della Conferenza nazionale dei Garanti, guidati da Samuele Ciambriello, Garante della regione Campania. Durante l’incontro, infatti, è stato sottoposto al ministro un documento con tutte le criticità relative alle carceri. Che deve aver colpito il guardasigilli, secondo Ciambriello, al punto da comprendere l’inefficacia delle misure previste dal dl Carceri. “Le opposizioni hanno molto criticato la sua assenza in aula - ha commentato al Dubbio il Garante - Invece io la vedo da un altro punto di vista: se è avvenuto questo vuol dire che il ministro si è accorto che è minimale quello che è stato fatto con quel decreto”.
Appuntamento a Palazzo Chigi, dunque, mentre in Aula infuriava la polemica. E mentre Lega e Forza Italia, fuori dal Palazzo, si davano man forte sulla volontà di evitare nuovi “interventi a gamba tesa” della magistratura nella politica. Per questo il punto di caduta potrebbe essere l’odg Costa. L’idea, però, non convince del tutto Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che parla del rischio di una giustizia classista. “La custodia cautelare deve essere residualizzata il più possibile”, ha sottolineato, ma “la cosa che non deve più accadere è che la custodia cautelare risponda al principio selettivo un po’ classista del sistema penale, cioè, invocarla nel caso delle classi più povere, dei delitti di strada, e invece negarla per tutti i casi dei colletti bianchi. Noi dobbiamo riportare il sistema del garantismo penale ad un garantismo universalista e quindi vanno bene norme più avanzate, ma per tutti”.
Nordio, per il momento, ha calendarizzato un nuovo appuntamento con i Garanti da qui a un mese, “per un aggiornamento su quanto discusso” e “per mettere in campo il potenziamento di figure sociali, circolari che aiutano i detenuti ad uscire dalle celle”. Cioè con un investimento immediato per assumere psicologi, mediatori linguistici ed educatori per prevenire il rischio suicidario. Ma non solo: Nordio ha assicurato “che circa 5.000 persone detenute potrebbero uscire immediatamente dal carcere se la Magistratura di sorveglianza decide qui e ora su misure alternative o liberazione anticipata”, spiega Ciambriello.
E proprio questo è uno dei temi che Nordio affronterà con Mattarella prima e col Csm poi: la necessità di mettere in campo procedure agili e veloci per il completamento delle piante organiche. Ci sono infatti 8mila persone in Italia con pene residue inferiori all’anno di carcere per reati non ostativi. Persone alle quali i magistrati non rispondono, a causa dell’elevato numero di fascicoli da trattare, e che avrebbero potuto trovarsi già fuori dal carcere, alleggerendo il peso che attualmente grava sugli istituti penitenziari. Ma per Nordio il primo passo è un altro: l’entrata in vigore del ddl che porta il suo nome, col quale, ha spiegato durante l’incontro, si eviterebbe l’ingresso in carcere di circa 1500-2000 persone, grazie all’interrogatorio preventivo e al gip collegiale.
Il testo non è ancora in Gazzetta Ufficiale, circostanza che ha suscitato, nella giornata di mercoledì, accese polemiche dopo che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha condiviso il tweet di Enrico Costa: “28 giorni fa è stato approvato definitivamente dal Parlamento il ddl Nordio con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio - scriveva il deputato di Azione - Non è ancora in Gazzetta Ufficiale”. Per molti, il retweet di Crosetto ha rappresentato un pressing sul Quirinale. Alimentato dalla voce - già smentita nelle scorse settimane dal Dubbio - di una possibile lettera di Mattarella alle Camere.
“Non attaccherei mai Mattarella, che considero un pilastro della nostra nazione, non solo per il ruolo istituzionale che riveste in questi anni ma per la sua storia e per l’amicizia che mi lega a lui”, ha replicato Crosetto. La lettera, ha confermato il Quirinale, non ci sarà. E non ci sarà nemmeno una firma “congiunta” del ddl Nordio col dl Carceri, per consentire la “staffetta” tra abuso d’ufficio e peculato per distrazione, reato, quest’ultimo, previsto dal dl approvato mercoledì. Mattarella “firmerà entro la scadenza”, spiegano dal Quirinale. Che ora dovrà gestire con Nordio la partita sulla custodia cautelare.