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di Ilaria Proietti

Il Fatto Quotidiano, 26 novembre 2022

Il tribunale amministrativo fa saltare il tetto di dieci anni per gli incarichi esterni dei suoi magistrati. Ma chi l’ha detto che la legge è uguale per tutti? Tutti tutti no, se c’è chi può interpretarla sino a stravolgerla o sospenderla. Come è successo ieri nel tempio dei mandarini di Stato a tutto beneficio della categoria: per loro la legge Severino non si applica, punto e basta. Con buona pace di convegni celebrativi della norma vergata al tempo dal Guardasigilli che aveva voluto mettere un freno agli incarichi fuori ruolo di Lorsignori, limitando il tempo che nel corso delle loro carriere possono dedicare al servizio della politica come capi di gabinetto et similia.

Ma un incarico tira l’altro e si fa presto a cumulare dieci anni fuori dalle aule di giustizia dove intanto si accumula l’arretrato, e sì che mettersi in pari sarebbe l’obiettivo principale del Pnrr per la categoria. Ma che importa? Ieri tagliando la testa al toro, sicché non si trovava un cavillo utile per autorizzare i non autorizzabili, si è deciso di sospendere la Severino ma senza confessarlo, sennò pareva brutto. Il risultato però è quello, e a beneficiarne sarà innanzitutto Italo Volpe, chiamato al fianco del potentissimo e melonianissimo ministro delle Finanze, Maurizio Leo. Che però aveva quel problemino: nel suo curriculum di consigliere di Stato compaiono ben 16 anni di incarichi fuori ruolo. E che problema c’è? Palazzo Spada ha approvato una delibera che con formula etrusca, consente di bypassare l’ostacolo. Sentite qui che musica: “Considerato che il legislatore con la legge 17 giugno 2022 ha dato delega al governo per la rivisitazione della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati amministrativi; rilevato che nelle more dell’esercizio della detta delega si registra una situazione di complessità del quadro normativo in ordini ai limiti vigenti per il collocamento fuori ruolo; rilevato che il legislatore ha inteso valorizzare a più riprese la necessità di centrare gli obiettivi del Pnrr introducendo disposizioni derogatorie consentendo un’eccezionale mobilità delle risorse professionali in amministrazioni diverse da quella di servizio; considerate le ampie deroghe…”.

Insomma visto, ritenuto, considerato e pure - direbbe il grande Rino Gaetano - nella misura in cui, alternativo, alieno a ogni compromesso, hai lo stress e via cantando. Alla fine della fiera per dire che, al di là dei limiti precisi dettati dalla Severino, intanto gli incarichi possono essere autorizzati. E questo vale per quelli futuri e per quelli freschi freschi come nel caso di Volpe che ha già abbondantemente sfondato il tetto fatale del decennio: già nel 2013, per aggirare il vincolo della Severino, si era ricorso all’escamotage dell’aspettativa.

E vale pure per gli incarichi già autorizzati nelle scorse settimane. Ergo, per esempio, il consigliere di Stato Carlo Deodato a cui era stata data una autorizzazione a tempo (essendo in passato stato fuori ruolo per otto anni), non avrà più alcun problema a rimanere anche quando avrà sfondato il limite del decennio sulla poltrona di capo del Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi a Palazzo Chigi. Grazie alla delibera di Palazzo Spada. Votata coralmente, a parte un’astensione, un solo voto contrario. Quello della consigliera Silvana Bini che ha tuonato contro la nuova disciplina che, con la scusa di un futuribile intervento del governo, intanto da subito ha fatto strame della Severino: “Con questa delibera ci mettiamo nella posizione di chi sperando nel condono edilizio, intanto si mette avanti con il lavoro facendo l’abuso”.