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di Dacia Maraini

Corriere della Sera, 6 settembre 2022

Non è un caso che tutta la letteratura mondiale si stia concentrando sulle difficoltà della famiglia. Persa quella contadina coi suoi valori e gerarchie, come creare una nuova unità che sia coerente con le conquiste, o per lo meno con quelle che alcuni considerano conquiste di libertà e altri invece considerano perversioni e perdita di valori antichi?

La famiglia è il grosso problema del tempo che stiamo vivendo. Messa in crisi la sua struttura verticale e l’autorità del Pater familias, il nucleo affettivo perde sicurezza e fiducia nel futuro. L’emancipazione femminile, la legittimazione della omosessualità, i nuovi diritti civili, hanno mandato per aria i tradizionali valori familiari. Alcuni uomini, e ripeto solo alcuni perché non è una questione di genere ma di cultura, insomma coloro che identificano la propria virilità con il possesso, non riescono a tollerare queste alterazioni. Di fronte al no della donna che credevano di possedere e controllare, sprofondano in una crisi talmente violenta che preferiscono uccidere piuttosto che cedere. Naturalmente in quell’uccisione c’è dentro anche la propria morte. Infatti spesso si suicidano. Non è un caso che tutta la letteratura mondiale si stia concentrando sulle difficoltà della famiglia. Persa quella contadina coi suoi valori e gerarchie, come creare una nuova unità che sia coerente con le conquiste, o per lo meno con quelle che alcuni considerano conquiste di libertà e altri invece considerano perversioni e perdita di valori antichi? Gli scrittori sentono la crisi e cercano di entrare nel cuore della piccola comunità degli affetti raccontando i timori, i rifiuti, la violenza di alcuni, controbilanciata dalla serena accettazione di altri che comprendono e condividono la necessità delle innovazioni. È chiaro che ogni diritto nuovo distrugge un antico privilegio.

Ma sta proprio nella cultura democratica e riformatrice insegnare ad affrontare queste privazioni con intelligenza e fattività. Purtroppo in questo momento lo sgomento sta diventando contagioso e i votanti preferiscono volgere gli occhi a un passato tradizionale piuttosto che a un futuro difficile da armonizzare. Ma è come mettere un cerotto su una piaga. I cambiamenti si affrontano con coraggio cercando di trarne il meglio, non mettendo la testa sotto la sabbia. Alla lunga non può che vincere chi si adatta ai cambiamenti, che non sono dovuti a malvagità o perversione, ma ai grandi mutamenti della storia: il raddoppio della durata della vita, le conquiste della scienza, la facilità della mobilità e dei rapporti, l’accesso delle donne alle professioni tradizionalmente maschili, il desiderio di libertà contro ogni dogma repressivo, fanno lievitare nuove paure viscerali difficili da interpretare e regolare.